Martin Luther King attivista, politico e leader del movimento per i diritti civili degli afroamericani, ha cercato di spiegare al mondo quanto possa essere pericoloso allontanarsi dall’amore: “L’odio non può scacciare l’odio: solo l’amore può farlo. L’odio moltiplica l’odio, la violenza moltiplica la violenza, la durezza moltiplica la durezza, in una spirale discendente di distruzione”. La cronaca continua a riportare delitti, crimini ed eventi terribili. Ci fu molta indignazione, dopo lo stupro avvenuto Palermo. Una giovane 19enne è stata violentata da quelli che riteneva suoi amici e conoscenti. Una violenza fisica unita alla violenza psicologica, caratterizzata dalla paura della diffusione delle immagini dello stupro.
È successo di nuovo. Un altro orribile stupro. Questa volta a Catania nei bagni della famosissima Villa Bellini, situata nel cuore della città etnea. Come riporta RaiNews.it, un gruppo di ragazzi di origine egiziana ha violentato una 13enne. La ragazzina si trovava in compagnia del fidanzatino 17enne. Il branco ha deciso di dividersi. Una parte ha immobilizzato e picchiato il 17enne e un’altra parte ha spinto la giovane nei bagni dove è stata stuprata. Due i ragazzi che l’hanno violentata a turno, mentre gli altri guardavano la violenza sopra il muro divisorio dei gabinetti. Dopo il secondo abuso, la 13enne è riuscita a scappare ed è fuggita insieme al fidanzato. Le forze dell’ordine hanno avviato le indagini e sono stati emessi i provvedimenti di fermo a carico di 7 giovani.
La vittima si è dimostrata forte e determinata. Ha ribadito di “volere giustizia” ed è stata capace di riconoscere alcuni dei suoi aggressori. Nel frattempo è nata una polemica, perché molti giornalisti hanno omesso che si trattasse di ragazzi egiziani per il politically correct. Io vorrei soffermarmi su un aspetto molto importante. Non siamo riusciti a far comprendere alle nuove generazioni, e mi riferisco ai giovani di tutto il mondo, l’orrore della violenza fisica. Quando una donna dice “No” non bisogna insistere e non bisogna costringerla ad avere un rapporto sessuale con la violenza.
Lo stupro di Catania è talmente sconcertante da sembrare un episodio avvenuto in una serie televisiva. Cosa sta accadendo nella narrazione sui social? Una storia come questa può generare emulazione ed è quello che sostengo da quando la notizia è stata resa nota dai media. Immagini che siamo abituati a vedere nei film, o in alcuni videoclip di certa musica, diventano realtà.
È impensabile che un uomo possa decidere di compiere un atto come questo e di esercitare una violenza di questo tipo. E cosi Villa Bellini, un polmone verde all’interno di una bellissima città, viene trasformata in un posto in cui si è perpetrata un’assurda violenza. Quando i turisti visiteranno Catania, e in particolare la Villa Bellini, penseranno a questo stupro.
Ci sono due aspetti che emergono da questa vicenda e sono abbastanza singolari. Il primo è legato al fatto che si sta dividendo il popolo sui social. È giusto evidenziare che questi ragazzi sono egiziani? È corretto sottolineare che alcuni di loro vengono ospitati in comunità e hanno ricevuto assistenza? Occorre che le cronache parlino della loro nazionalità? Non dimentichiamoci che i ragazzi che hanno stuprato la giovane 19enne a Palermo sono tutti palermitani. Non possiamo non ricordare Giulia Cecchettin, uccisa dall’ex fidanzato italiano.Quindi, è un problema di cattiveria mondiale. Il mondo sembra aver perso valori e sentimenti.
Il tema è un altro: educare le persone al rispetto. Le nuove generazioni devono comprendere che quanto vedono nelle serie televisive non può essere emulato e non può essere realizzato nella vita reale. Il secondo aspetto ci vede protagonisti. Come stiamo reagendo e che cosa stiamo facendo dopo che, a distanza di pochi mesi, ci sono stati questi casi eclatanti di violenza? È sempre più urgente pensare a come arginare questi fenomeni di violenza e a come colmare eventuali differenze culturali con dei processi di inclusione molto seri.
L’educazione al rispetto dell’altro deve tornare ad essere un valore e su questo dobbiamo lavorare tantissimo, parlando e discutendo con i preadolescenti e gli adolescenti. Di pochi giorni fa, la notizia di un altro caso di violenza che si è consumato tra le mura domestiche. A Favara, in provincia di Agrigento, una 17enne ha ferito il fratello 16enne, perché infastidita dai suoni della playstation che l’avrebbero disturbata mentre stava studiando.
Un episodio che mi ha molto colpito, perché si è verificato all’interno di un nucleo famigliare, sembra, senza problemi. La 17enne, come riporta meridionenews.it, ha preso un coltello da cucina e ha colpito il fratello alla schiena. Il 16enne è stato ricoverato nel reparto di Rianimazione dell’ospedale San Giovanni di Dio di Agrigento. La coltellata, sferrata dalla sorella, è arrivata fra cuore e polmone. La prognosi, inizialmente riservata, è stata sciolta e il giovane non è più in pericolo di vita.
Ancora una volta, risulta chiara la grande fragilità degli adolescenti che li porta ad essere aggressivi e a perdere il controllo delle loro azioni. Davvero si può uccidere il proprio fratello per un rumore? Probabilmente, ci sono substrati di difficoltà, di momenti non superati, di liti in famiglia e non c’è più la voglia di discutere su come trovare una soluzione. Eppure, sembra tutto troppo semplice ma non lo è. Penso ai suicidi degli adolescenti, penso agli adolescenti che stanno chiusi nella loro stanzetta attaccati al loro tablet, al loro smartphone o al loro pc in una condizione di solitudine.
Allora, forse c’è da riflettere su cosa la società non è capace di fare per dare una risposta concreta ai drammi che stiamo vivendo. Probabilmente, c’è molto altro che non riusciamo più a leggere ed è questo quello su cui dobbiamo interrogarci. Che cos’è il rispetto per l’altro? La vita umana ha un’importanza fondamentale e noi abbiamo il dovere di invertire la rotta in termini di educazione. Non possiamo ancora accettare che avvengano stupri come quelli accaduti a Palermo e Catania e violenze dentro le mura domestiche come quella compiuta a Favara.