Nella società liquida non capita spesso di leggere un romanzo che parla di verità. Ed allora inizi a leggerlo quasi con ingordigia e rimani colpito su come la scrittura è capace di dare risposte a delle domande, ma anche di aggiungere domande a quesiti che già ti sei posto. Mi è successo leggendo “MareDentro”, edito da Operaincertaeditore, l’ultimo romanzo di Antonella Galuppi.
Mi piace condividere le emozioni vissute leggendo il libro partendo da una frase contenuta nel volume “Il libro dei motti e delle riflessioni” di Arthur Schnitzler, scrittore austriaco, che ha scritto: “La verità si troverebbe nel mezzo? Nient’affatto. Solo nella profondità”. Credo che questa frase richiami la chiave di lettura del romanzo di Antonella Galuppi. L’autrice è stata capace di compiere un viaggio importante e in questo percorso viene accompagnata dai suoi allegorici personaggi.
Una dei protagonisti del romanzo si chiama Vittoria e la scelta di questo nome non è casuale. Vittoria è una speaker in una nota Radio ed è accompagnata nella narrazione dalla lettura di un altro libro dal titolo: “MareDentro”. Un libro nel libro che affronta il mistero della morte di una donna che avviene a Punta Bianca: “Ritrovato nella mattinata di oggi, sotto la scogliera di Punta Bianca, il corpo della donna di cui, appena ieri, si erano perse le tracce. A fare la macabra scoperta, un pescatore del luogo che ha tempestivamente avvisato le forze dell’ordine”. Un avvenimento drammatico apre il romanzo e turba, fin dalle prime pagine, Vittoria.
La scomparsa della donna, il giorno di San Valentino, viene denunciata dal marito. Si tratta di una docente cinquantenne di cui non si hanno più notizie fino a quando viene ritrovata morta ai piedi di un costone roccioso sul mare. La narrazione punta a trovare la verità: omicidio o suicidio? Le congetture mediatiche fanno discutere i cittadini della comunità e sottolineano il lato egocentrico di quella piccola realtà. Tutti parlano e tutti si pronunciano sull’episodio. Ognuno riferisce la sua verità.
I personaggi che si muovono sulla scena richiamano, grazie a particolari metafore, quelli che sono i numerosi protagonisti dei casi giudiziari che i Media ci riportano ogni giorno. I giornali, la televisione e i social network ci trasmettono immagini e video che ci sconvolgono e che avremmo preferito non vedere. Ormai, abbiamo poco tempo e cerchiamo di consumare subito le informazioni che riceviamo. Antonella Galuppi mette in luce e critica la spettacolarizzazione della sofferenza e del dolore. Da sociologo della comunicazione mi sono occupato di Dark Tourism. Il Dark Tourism è un turismo particolare, poiché le persone si recano in quei luoghi dove sono avvenuti terribili omicidi e orrendi crimini. Posti che, diventati il simbolo della cattiveria umana, si trasformano in mete turistiche.
Non è semplice riuscire a spiegare il perché di questo fenomeno. Bisogna capire il meccanismo che sociologicamente si ricollega a tutte le teorie del rapporto che esiste tra scena e retroscena. Teorie più volte diffuse da Goffman che fanno parte dello studio di sociologia. Negli ultimi anni i crimini efferati sono cresciuti in modo esponenziale. Basti pensare ai tanti delitti come quello di Cogne, di Perugia, di Garlasco, di Avetrana e quelli più recenti. Una sorta di format televisivo dell’orrore che ha spinto le persone a cercare quei luoghi per vedere da vicino quello che la televisione e i giornali hanno raccontato per tanti mesi.
In questo processo di continua “vetrinizzazione” anche la morte assume un significato diverso e pone in evidenza due criteri: l’istantaneità e la spettacolarità dell’evento. Il prezzo da pagare è il continuo esporre i propri sentimenti e la propria identità al continuo giudizio degli altri. Succede che i mezzi di comunicazione non riescano a filtrare i fatti di cronaca e che la sofferenza venga commercializzata.
L’impatto mediatico dell’arresto di Matteo Messina Denaro, per esempio, ci ha fatto capire come le nuove tecnologie possano essere impiegate per comunicare tanti particolari. I rischi sono stati due: mitizzare quest’uomo e non dare la giusta importanza al suo arresto. Il nostro Paese dovrebbe meditare sulle tante fake news che circolano in rete, perché è necessario evitare che un gettito di notizie vada ad alimentare la disinformazione e la misinformazione. Infatti, l’autrice, che è una bravissima criminologa, ha inserito nel romanzo la sua grande esperienza e ha fatto propri alcuni fatti realmente avvenuti.
Antonella Galuppi è anche una giornalista e sa quanto sia importante il ruolo del giornalismo costruttivo. Il giornalista ha un ruolo di mediatore e deve puntare alla credibilità. Wolfgang Blau, direttore delle strategie digitali della testata britannica The Guardian, ha dichiarato: “Adesso che così tanti cittadini consumano notizie attraverso i social media, compito sociale del giornalista consiste anche nello smontare false voci, una volta che superino una certa soglia di visibilità. Per raggiungere questo obiettivo è necessario che le testate giornalistiche costruiscano a poco a poco una propria comunità di lettori individuando, attraverso network di professionisti, temi sensibili per l’opinione pubblica e puntando sulla qualità dei contenuti e l’utilizzo di format innovativi da declinare con diversi strumenti: carta stampata, tv, radio e web”.
L’autrice narra la morte della docente, cercando il volto della verità ed è un’operazione complessa. L’occhio della giornalista d’inchiesta è presente nel romanzo e non si può non ricordare che Antonella Galuppi vive a Santa Croce Camerina, città in cui è avvenuto l’omicidio del piccolo Lorys Andrea Stival.
La Galuppi ci invita a non perdere la memoria e ad avere rispetto per le persone che hanno perso la vita. Quanta gente pensa alle vittime quando si spengono i riflettori? Dovremmo interrogarci e chiederci come mai l’indifferenza pervade l’umanità. Ad avere un posto centrale nel romanzo sono gli sguardi, i comportamenti e i gesti dei personaggi. Il lettore immagina e percepisce cosa vedono gli occhi di Vittoria o di Richi. Uomini e donne che completano il puzzle delle verità e solo alla fine sarà possibile scoprire le cause della morte della professoressa. L’autrice ci invita a guardare anche ciò che non ci piace e a non voltarci mai dall’altra parte.
Riconosciamo il mondo reale grazie anche alla prosa dell’autrice che risulta essere diretta e chiara. La sua scrittura è coinvolgente, interessante e chiede al lettore di riflettere. Notevole risulta anche l’inserimento di alcuni messaggi Whatsapp che rendono ancora più vera la storia.
Antonella Galuppi ci ha donato un giallo che si colora lentamente di rosa. Il suo scopo è quello di sottolineare che la verità non è solo quella che viene messa in evidenza. Sì, perché ci sono sempre due verità. Una è quella che conoscono tutti e una è quella che conoscono in pochi. Infatti, solo due persone sapranno che cosa si nasconde dietro al mistero della morte della professoressa. L’autrice ha voluto dimostrare che a volte siamo condizionati dalla realtà che ci circonda. Siamo portati a compiere delle scelte per soddisfare gli altri o perché temiamo il loro giudizio. Ci illudiamo di aver scelto, ma di fatto siamo portati a comportarci in un certo modo. Il grande scrittore Luigi Pirandello ci insegna che la realtà è percorsa da un “flusso vitale” inarrestabile. L’uomo è parte di questo flusso e sente il bisogno di fissare il flusso della vita in forme fittizie, che coincidano con le convenzioni sociali.
Il romanzo non nasce per caso e in Vittoria c’è molto dell’autrice. Negli altri personaggi ci sono le persone che l’autrice ha conosciuto e rappresentano una rete di supporto per raggiungere la soluzione del caso. Un romanzo originale che ci mette di fronte al fatto che c’è sempre una verità nascosta e questa rimane dentro ognuno di noi. La vittima scrive: “non fidarti mai di quello che appare”. Ci sono due verità e due prospettive diverse. Antonella Galuppi vive a Santa Corce Camerina (RG). Laureata In Giurisprudenza, con idoneità all’esercizio dell’attività forense, è specializzata in Criminologia e Diritto minorile. Giornalista pubblicista, ha pubblicato due raccolte poetiche (“Sciarade”, Itinerarium editrice, Modica 2003, e “L’antinomia”, Armando Siciliano editore, Messina 2016), un libro illustrato per bambini (“Spillo & Karim”, Alberti editore, Arezzo 2003), e una raccolta di racconti (“Vite a stralci”, Operaincerta editore, Ragusa 2021). Un suo mini-racconto, “La mascherina”, è stato inserito nell’E-book edito dalla Rai, edizione 2020/2021. Da anni opera nel settore della cultura ottenendo diversi riconoscimenti, fra cui il Premio Livatino Saetta Costa, a Catania nel 2017, per l’impegno sociale nella cultura, e il Premio Sicilia Federico II, a Modica nel 2021, per la poesia.
L’autrice poteva fermarsi a quella che è la verità valida per tutti e invece è andata oltre, descrivendo un’altra verità che può essere accusatoria o giustificatoria. Un’opera piena di significati e significanti considerevoli. Auguro a questo romanzo la fortuna che merita, perché Antonella Galuppi è riuscita, senza mai giudicare, a far emergere le assurde contraddizioni della nostra società. Le risposte, e perché no le soluzioni, deve trovarle il lettore, uscendo dalla trappola degli stereotipi comuni.