Farci l’abitudine, rassegnarsi alla condizione che gli italiani debbano sempre abituarsi a patire stragi senza colpevoli avendo l’amara consapevolezza che il nostro è un paese ricco di storia e di cultura ma in qualche modo suddito di altre forze alleate decisorie e avare nel concederci la pace interiore di verità occultate da troppo tempo.
Il 27 giugno del 1980 con due ore di ritardo il volo di linea IH870 della compagnia privata Itavia decollava dall’aeroporto Bologna Borgo Panigale in direzione di Palermo Punta Raisi con 81 tra passeggeri (di cui 13 bambini) ed equipaggio.
Nei pressi del cielo nelle vicinanze di Ustica concluse il suo volo in tragedia precipitando nel mar Tirreno abbattuto da un missile lanciato probabilmente da un MiG che forse per errore avrebbe dovuto colpire qualche altro mezzo in volo nelle vicinanze dell’aereo di linea.
In quel tratto sembra che si fosse scatenata una sorta di caccia ad una preda non definita e che nel cielo si fosse riempito di alcuni MiG francesi, americani e forse anche italiani che hanno sempre smentito ogni minimo coinvolgimento alla strage. Sembra che l’aereo di linea si fosse trovato a sua insaputa nel posto sbagliato e nel momento sbagliato.
A 40 anni di distanza depistaggi, materiale relativo al tracciamento del volo trafugati o manipolati e una serie di decessi inspiegati tra marescialli, colonnelli, un tenente e un generale non hanno fatto altro che infittire il mistero e ingrandire a dismisura la convinzione di una volontà ferrea nel volere a tutti i costi occultare la verità che i parenti delle vittime e l’Italia intera aspetta da così tanti anni.
Si resta attoniti a pensare, a riflettere sul prezzo da pagare per le colpe di altri che senza la minima coscienza riescono a condurre una vita putrida e spregevole scacciando dalla mente quel tarlo che sicuramente riemerge ogni tanto e in special modo quando si avvicina il 27 giugno. E lo fanno oramai da quaranta lunghi anni.
Provassero per un solo minuto a quantificare la rabbia che scorre nel sangue oramai “avvelenato” di coloro che hanno perso cari e parenti con il peso aggravante per quelli a cui è toccata commemorare una bara vuota senza neanche un capello da riporre dentro a garanzia di un dolore perpetuo che si ripresenta puntuale ad ogni risveglio al mattino, ma niente.
Difficile aspettarsi altro se non periodicamente qualche dettaglio che emerge reso freddo e innocuo dal tempo che incessante aumenta e che appare come un complice maldestro che raffredda l’interesse e che trasforma questa tragedia come un “giallo internazionale” o come una ricorrenza giusto per soffermarsi meno del classico minuto di silenzio commemorativo prima del fischio di inizio di qualche partita di calcio.
Dopo quaranta anni di silenzi e dopo aver recuperato la scatola nera dell’aereo che ha immortalato l’audio delle comunicazioni tra equipaggio e le torri di controllo nei vari punti del tragitto, una esclamazione interrotta e pronunciata dal copilota Enzo Fontana: “Guà…” che sembrava essere per intero “Guarda!…” aggiunge e infittisce il mistero perché presuppone che il copilota avesse visto qualcosa che procedeva spedito verso l’aereo e lo stesse esclamando al pilota a fianco.
Un reportage del giornalista Pino Finocchiaro evidenzia il lavoro di alcuni tecnici specializzati nel recupero e manipolazione di file audio adesso ripulito e rielaborato. La traccia a cui si è giunti adesso rivela la frase completa: “Guarda cos’è?” che oggettivamente sembri non aggiungere molto se non accrescere dubbi per la palese impossibilità che un copilota non riconoscesse un missile lanciato in rotta di collisione con l’aereo.
Siamo forse di fronte ad un nuovo elemento teso a mantenere vivo l’interesse per il caso Ustica; magari per aumentare le vendite di quotidiani e riviste, o per mantenere alto l’audience degli special televisivi d’inchiesta trasmessi a raffica? o magari l’inchiesta ha aggiunto un elemento importante per saperne e capirne di più?
Servono impellentemente risposte e testimonianze coraggiose come conti in sospeso che l’Italia ha con altri stati più o meno alleati. Serve più rigore nei rapporti reciproci e serve soprattutto che gli interessi legati all’economia di scambio e ai legami politici non debbano prevalere sul rispetto degli individui pur dinanzi a errori clamorosi. Occultare la verità è sempre peggio.