Il sisma tra Turchia e Siria è stato devastante, alcuni lo hanno definito apocalittico. Le scosse di terremoto di ieri notte hanno colpito 10 province, con epicentro nella città meridionale di Kahramanmaras. A peggiorare la situazione il fatto che la scossa più violenta si è verificata di notte. Questo, insieme alle temperature gelide, ha reso ancora più sconvolgente lo scenario a migliaia di persone terrorizzate in fuga in strada, sotto la pioggia e la neve, in pigiama. Molte di queste persone si sono ritrovate a correre tra le rovine di edifici sbriciolati dal sisma di magnitudo 7.8. C’è chi ha paragonato questa potenza a quella di 130 bombe atomiche. Un terremoto mille volte più forte del terremoto di Amatrice del 2016.
Quasi 5mila i morti finora registrati, ma il bilancio è destinato a crescere: per l’OMS potrebbero essere fino a otto volte di più. Oltre 2.800 gli edifici crollati (solo in Turchia). Rasi al suolo anche i campi profughi al confine con la Turchia, dove vivono almeno 3 milioni di sfollati.
Immediatamente si sono attuate le procedure di rito. Il presidente turco Recep Tayyip Erdogan ha proclamato 7 giorni di lutto nazionale. Scuole ed edifici pubblici chiusi e tutte le attività sportive sospese. Anche la solidarietà dall’estero è stata tempestivamente attivata. Joe Biden ha chiamato il presidente turco Erdogan e ha espresso le condoglianze a nome del popolo americano a coloro che sono rimasti feriti o hanno perso i propri cari nei terremoti. Biden ha anche sottolineato che “squadre Usa sono state dispiegate rapidamente per supportare gli sforzi di ricerca e soccorso turchi e coordinare l’assistenza alle persone colpite dal sisma”. Il presidente a stelle e strisce non ha perso l’occasione per fare politica di cattivo gusto anche in una occasione tragica come questa: ha ribadito la disponibilità degli Stati Uniti a fornire tutta l’assistenza necessaria “al nostro alleato della Nato”.
Non erano ancora cessate le scosse che sono iniziate le polemiche su cosa era stato fatto per prevenire o essere in grado di fronteggiare queste emergenze. Un tema, questo, oggetto dei discorsi anche della COP27 svoltasi poche settimane fa in Egitto: un ritornello che viene ripetuto da decenni, ma che finora non ha ottenuto risultati concreti. I danni causati dalla maggior parte degli eventi calamitosi potrebbero essere ridotti (se non eliminati del tutto) grazie a misure di prevenzione adeguate. Invece, in tutto il mondo, quasi mai i governi fanno tutto ciò che è possibile per essere in grado di fronteggiare le emergenze. In Turchia, molte delle case che si sono sbriciolate forse avrebbero potuto resistere e permettere agli abitanti di uscire sani e salvi. E i sistemi di allerta avrebbero potuto diffondere quello che oggi si chiama “allerta precoce” avvertendo che era in arrivo un evento sismico pericoloso.
Le polemiche sulla possibilità di prevedere un evento sismico vanno avanti da decenni. In Turchia, ne aveva parlato di Naci Görür. Uno “dei massimi sismologi della Turchia”, come lo hanno presentato alcuni giornali. Lo scienziato, classe 1947, insegna all’Università tecnica di Istanbul (Itu). La sua esperienza gli ha permesso di assumere incarichi in organismi e programmi di ricerca nazionali e internazionali dove si è occupato in particolare dei bacini sedimentari e della tettonica dei mari della Turchia. Nel 1997 è stato nominato membro dell’Accademia delle Scienze della Turchia (Tuba). Poi direttore del Marmara Research Center. Nel 2004, gli è stato conferito il premio scientifico della NATO.
Ebbene, da anni, Görür parla di un possibile sisma nella provincia di Kahramanmaras. L’ultimo allarme lanciato da questo ricercatore risale a pochi giorni fa: lo ha fatto dopo il sisma di magnitudo 4 nell’area di Osmaniye, a circa un centinaio di chilometri a ovest di Gaziantep. Görür ha parlato del pericolo rappresentato dal riattivarsi della faglia dell’Anatolia orientale. In una intervista alla CNN Turchia ha dichiarato che “bisogna guardare attentamente alla regione di Kahramanmaras. Questo è un luogo soggetto a terremoti. Le misure per limitare i danni devono essere prese ora”.
Görür aveva anche ricordato che non era la prima volta che si verificavano eventi simili in quella zona. In quella provincia si era registrato l’epicentro del “peggiore terremoto dal 1939“, come ha dovuto riconoscere lo stesso presidente Erdogan.
Görür aveva più volte chiesto di attivare misure di prevenzione “Come geologi diamo di continuo informazioni relative ai terremoti sopra i 4 gradi della scala Richter”. E aveva chiesto “città resistenti ai terremoti”.
Come spesso avviene in questi casi, però, nessuno ha ascoltato il suo grido di allarme. Se lo avessero fatto, forse, ora non sarebbero 5mila i morti. Se fossero stati messi in sicurezza gli edifici, forse, gli effetti del terremoto non sarebbero stati così devastanti.
Una situazione quella dell’allarme preventivo e delle misure di prevenzione che non riguarda solo la Turchia. La slavina di fango che si è abbattuta sul comune di Casamicciola, a Ischia, uccidendo 8 persone si era già verificata diverse volte. Già all’inizio del secolo scorso alcuni giornali avevano parlato delle cause di questi eventi. Ma nessuno aveva voluto ascoltarli.
In tutto il mondo, sono molti gli eventi devastanti che si sono verificati e che erano prevedibili (entro certi limiti). Secondo il rapporto di Christian Aid, solo lo scorso anno, i dieci peggiori disastri climatici sarebbero costati 2.400 morti, 7,5 milioni sfollati e 168 miliardi di dollari di danni, più dei 170 miliardi del 2021 e più dell’ultimo decennio (segno che in questo settore non si impara nulla dal passato).
Anche in Italia, la situazione è terrificante. Un esempio per tutti: gli edifici scolastici. Secondo i dati riportati sul sito del MIUR, dei 40.160 edifici attivi utilizzati come scuole, quelli progettati o successivamente adeguati alla normativa tecnica antisismica sarebbero solo 5.117, circa un ottavo del totale. E gli altri? Cosa accadrebbe se in Italia si verificasse un evento sismico? Oltre 17mila degli edifici scolastici si trovano in zona sismica 1 o 2 (in una scala da 1 a 4 per pericolosità decrescente). Ma nessuno ne parla. E le risorse destinate a questo settore sono sempre insufficienti.