Il presidente degli Stati Uniti d’America continua a regalare miliardi e miliardi di dollari di armi e armamenti all’Ucraina.
Intanto, negli USA, centinaia di migliaia di persone muoiono letteralmente di fame e di stenti. A lanciare l’allarme è stato il Washington Post citando i dati di una ricerca del Dipartimento USA per la casa e lo sviluppo urbano (huduser.gov). Secondo il rapporto, sarebbero almeno duecentocinquantamila gli americani di età superiore a 55 anni senza una casa o un posto dove dormire. In molte grandi città americane, spesso presentate dai media come paradisi, si vedono anziani senza tetto e rifugi di fortuna. A Phoenix, a San Francisco, a Portland, ad Anchorage. Dappertutto. In Arizona, il Central Arizona Shelter Services (CASS), il più grande fornitore di dormitori dell’Arizona, quest’estate aprirà un rifugio per over 55. Il motivo: nel 2022, secondo il CASS, le richieste sono aumentate del 43%.
Da sempre, la popolazione dei senzatetto è notoriamente difficile da contare. Nel 2019, le persone di età pari o superiore a 55 anni rappresentavano il 16,5% dei senzatetto americani (1,45 milioni, secondo i dati affidabili più recenti). Dennis Culhane, professore e ricercatore di scienze sociali presso l’Università della Pennsylvania, ha affermato che in alcune città la popolazione di anziani senzatetto di 65 anni e più raddoppierà o addirittura triplicherà i livelli del 2017 prima di raggiungere il picco intorno al 2030. “Cresce in proporzione alla crisi”, ha detto Culhane.
Eppure molti di loro fanno parte della generazione dei Baby Boomer, gli americani nati dopo la Seconda Guerra Mondiale. Quelli che avrebbero dovuto essere il futuro degli USA. Invece, “si vedono persone in sedia a rotelle, persone in deambulatori, persone con sacchetti per incontinenza e colostomia che si guadagnano da vivere con una tenda”.
La causa di tutto questo potrebbe essere una combinazione devastante di diversi fattori. Molti di questi Baby Boomer sono diventati maggiorenni durante le recessioni negli anni 1970 e 1980. A questo si aggiunge il costo delle abitazioni che in molte città è salito alle stelle. Aggiungiamo un mondo finanziario basato sulla speculazione crudele e un sistema nazionale di case di cura e strutture di assistenza incapace di soddisfare i numeri dei richiedenti e le esigenze dei senzatetto (molti soffrono di alti tassi di abuso di sostanze o di malattie mentali). E il gioco è fatto.
Eppure loro erano i Boomers. La generazione che per decenni è stata presentata sempre sorridente e felice. Quelli che a Natale e il giorno del ringraziamento mangiano tacchini enormi. Quelli sempre sorridenti. Quelli con tanti figli e nipoti che gli corrono intorno ridendo. È così che vengono presentati nelle serie TV e nei film. La realtà è ben diversa. A cominciare dal nome stesso: Boomers. Il nome era stato pensato per sottolineare il boom demografico nel periodo del dopo guerra. Una crescita che non c’è mai stata: i numeri, quelli veri, dicono che nel periodo dal 1945 al 1964 non ci sono state più nascite che nei decenni precedenti.
Con i Boomers è nato il Welfare State. Una novità made in USA che ha impiegato decenni per arrivare in Europa (e ancora di più per giungere in Italia). Avrebbe dovuto fornire supporto e sostegno sociale ai più bisognosi. Invece, dopo la guerra, negli USA, anche per effetto del Welfare State, la famiglia tradizionale ha conosciuto un periodo di crisi spaventoso. La spinta a comprare e comprare e comprare anche a costo di indebitarsi ha creato una spirale che, a un certo punto, non ha permesso più alle famiglie di garantire un futuro alle nuove generazioni (si pensi a quello che sta avvenendo oggi in molti paesi europei). È così che molti sono stati costretti a ricorrere agli istituti di previdenza sociale e ai sussidi. E quando questi non sono bastati, agli ospedali. Ovviamente per chi poteva permetterseli, visto il sistema sanitario americano. Per gli altri, l’unica alternativa è stata la strada.
Alla fine, i nodi sono venuti al pettine. “L’attuale sistema di accoglienza non può soddisfare i bisogni fisici di questa popolazione”, ha detto Kelly Bruno-Nelson, direttore esecutivo del piano CalOptima Health. Nella contea di Orange, Medicaid sta creando un’unità da 119 posti letto, prima nel suo genere che essenzialmente servirà come struttura di vita assistita esclusivamente per i senzatetto. “È una catastrofe. Questo è il gruppo in più rapida crescita di senzatetto”, ha detto Margot Kushel, professore di medicina e ricercatore sulle popolazioni vulnerabili presso l’Università della California a San Francisco.
La vita dei clochard è durissima. Ma è ancora più dura per un anziano. Secondo i medici e i soccorritori, la vita per strada devasta il corpo umano. I senzatetto contraggono malattie croniche e altri problemi geriatrici molto prima dei loro coetanei. Le lunghe attese per l’alloggio e la mancanza di cure specializzate li espongono a un continuo assalto alla loro salute. Per quelli più fortunati, quelli che vengono ricoverati, la vita non cambia: dopo aver fornito le cure per malattie acute, gli ospedali scaricano i senzatetto, che finiscono di nuovo nei rifugi o nelle loro tende sul marciapiede o nelle stazioni. In quelli che gli operatori sanitari di Phoenix chiamano “treat-and-street”. La minaccia di ricadute e riospedalizzazioni è elevata anche perché spesso le medicine che hanno ricevuto vengono rubate dai senzatetto più giovani. Così, i più anziani passano dai dormitori agli ospedali, dagli ospedali agli ospizi e da questi di nuovo alla strada. In una spirale infernale che non finisce mai. Solo con la morte.
Eppure molti di loro non hanno scelto questa vita. Molti avevano un lavoro, una famiglia, una casa. Poi il sistema americano ha divorato tutto. È quello che è successo a Block, ex reporter di un giornale della comunità nel sud del Colorado. Prima problemi di alcolismo, poi la crisi economica. Poi un incidente. Subisce diverse fratture all’anca e alla spalla. Ma in ospedale, i medici diagnosticano la demenza e lo spediscono in un’altra struttura. Da qui viene dimesso senza che nessuno dica niente alla famiglia. Finisce per strada con alcuni calzini e un cambio di biancheria intima in un sacco della spazzatura. E di lui si perdono le tracce per mesi (fino a quando, per un puro colpo di fortuna, è stato ritrovato, lontanissimo da dove era scomparso, e riportato in famiglia). Come lui sono decine di migliaia i Boomers che finiscono per strada. A confermarlo il fatto che in pochi anni i “centri di sollievo” sono raddoppiati. A volte sono finanziati proprio dagli ospedali locali che non vogliono scaricare i senzatetto per strada. E senza nessun altro posto dove andare, quelli più anziani cercano di rimanere più a lungo.
Nella speranza che un giorno, forse, il Congresso e il presidente degli USA (democratico), si ricordino di loro. Smettano di regalare soldi alle banche e alle industrie di armi e armamenti. Smettano di combattere guerre che non hanno mai un vincitore. E comincino a pensare ai propri concittadini. Ai Boomers.