Il food italiano è notoriamente apprezzato in tutto il mondo. Tuttavia, la pandemia sanitaria ha innescato dei cambiamenti epocali sia per quanto riguarda i consumi dei cittadini che per le modalità di azione dell’export italiano sui mercati esteri. Nei primi dieci mesi del 2020, le aziende italiane hanno vissuto lo scenario peggiore a causa dell’impatto della pandemia: la tendenza delle esportazioni si attestava su un debole +0,1%, conservando comunque un netto vantaggio rispetto al -12% dell’export totale. I progressi maggiori risultano appannaggio delle acquaviti e liquori (+88.6%) e del lattiero-caseario (+38,4%). Seguono il molitorio (+29,9%), il dolciario (+29,2%) e il caffè (+23,3%). La forza del Made in Italy sembra riuscire a superare anche le problematiche legate alla diffusione della pandemia.
Negli ultimi mesi, le esportazioni agroalimentari italiane hanno mostrato nel periodo una crescita del valore medio unitario di circa undici punti percentuali. I consumatori esteri hanno riconosciuto la qualità dei nostri prodotti alimentari e hanno accettato dinamiche espansive di prezzo per acquistarli. Il contributo maggiore all’export è fornito dal comparto dei vini con un valore di 5,7 miliardi, seguito dalle Dop e Igp agroalimentari che si attestano sui 3,8 miliardi. La diffusione della pandemia e le chiusure sociali in molti paesi hanno rappresentato un fattore di accelerazione del consumatore per benessere, attenzione alla salute e ruolo del cibo per la sua salvaguardia. Fattori che hanno impresso un importante effetto commerciale e divulgativo per i prodotti biologici. Sono questi alcuni degli elementi di cui si è discusso nel recentissimo Focus Cina presentato in occasione del secondo webinar del progetto Ita.Bio. La piattaforma, promossa da ICE – Agenzia, da Federbio e curata da Nomisma, ha l’obiettivo di fornire dati, informazioni e servizi a supporto dell’internazionalizzazione del biologico Made in Italy.
Il food di qualità e il prodotto biologico risponde alla crescente richiesta delle famiglie cinesi di garanzia di sicurezza e salubrità del cibo, il 46% afferma che sarà sempre più attento alla qualità dei prodotti che mangia, tanto che il 61% prevede di incrementare la spesa per prodotti biologici almeno fino al 2025. L’Italia è al primo posto tra i Paesi che producono i prodotti di maggiore qualità secondo il consumatore cinese, sia relativamente ai prodotti alimentari in generale, il 17% indica “Italia” quando pensa ad un Paese produttore di eccellenze, sia per quelli a marchio bio (18%). Il dato significato è rappresentato dal 19% dei consumatori cinesi che dichiara di aver acquistato almeno una volta nell’ultimo anno alimentari o bevande Made in Italy con caratteristiche biologiche. Una tendenza che può generare enormi entrate per le aziende italiane che decidono di riconvertire la propria produzione in food di qualità, un prodotto che possa essere contemporaneamente sostenibile, tracciato e valorizzato attraverso corrette campagne di comunicazione, promozione verticale sul web e adattata anche al contesto geografico che si vuole scrutare e analizzare.