Il periodico Lo Spessore, a seguito dell’articolo pubblicato giorno 26 luglio a firma di Luigi Sanlorenzo, ha approfondito e sviluppato l’analisi sulla situazione dell’amministrazione regionale con l’arch. Guido Meli, già noto e apprezzato dirigente dell’Assessorato Beni Culturali della Regione Siciliana, indicando anche possibili soluzioni per il miglioramento della macchina amministrativa.
Doverosa una breve ma incisiva premessa per quei pochi che non conoscono la figura dell’arch. Guido Meli:
Palermitano, nato nel 1950, si laurea, con lode in Architettura presso l’Università di Palermo e diviene assistente di Paolo Marconi per la Cattedra di Storia dell’Architettura, dal 1976 al 1979, anno in cui avvia la carriera come Dirigente Tecnico Architetto presso la Soprintendenza per i Beni Culturali ed Ambientali di Palermo. Già Direttore vicario della Sezione per i Beni Architettonici del Centro Regionale per la Progettazione ed il Restauro, Direttore del Centro Regionale per la Progettazione ed il Restauro della regione Siciliana, Direttore del Parco Archeologico della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, e del Servizio Centrale Attività ed Interventi per I Musei e le Biblioteche dell’Assessorato Regionale BC e IS, Referente del Dipartimento dei Beni Culturali e Identità Siciliana, per la Legge 77/2006 Misure Speciali di Tutela e Fruizione dei Siti Italiani UNESCO. Ha curato la progettazione e la direzione di numerosi restauri di edifici architettonici tra i quali spiccano La Cattedrale normanna di Palermo,La Cattedrale normanna di Cefalù, La Cappella Palatina di Palermo, Il chiostro del Duomo di Cefalù, l’allestimento della Galleria regionale di Palazzo Abatellis. In quiescenza dal 2016, è Iscritto all'Ordine degli Architetti di Palermo E’ membro del’ICCM, Organizzazione internazionale per la conservazione dei mosaici, di ICOM-Italia (International Council of Museums) di ICOMOS (International Council on Monuments and Sites) e Coordinatore regionale ICOM-Sicilia Autore di numerose pubblicazioni tra cui: -I misteri della pietra, il portico meridionale della Cattedrale di Palermo, in: Kalos arte in Sicilia, Edizioni Ariete,anno 1 n. 3 Palermo 1989 Il cantiere della conservazione il cantiere della conoscenza,La Ediprinteditrice, Palermo 1990 Palermo: La Cattedrale ritrovata, in: Arte Medievale II serie anno IV, Istituto Enciclopedia Italiana, Roma 1990 -Un albero pieno di vita, Istituto Enciclopedia Italiana, Roma 1991 -La torre di Federico a Giuliana, in: Federico e la Sicilia, dalla Terra alla Corona, archeologia e architettura, a cura di Carmela Angela Di Stefano e Antonio Cadei, Ediprint, Palermo 1995 -Il Tempio dei Re, Lombardi Editore, Palermo 2001 Il progetto di conservazione e restauro della Villa Romana del Casale di Piazza Armerina, CRPR Palermo 2006
Per iniziare tracciamo un quadro generale sul livello manageriale e culturale dei protagonisti della classe politica del dopo guerra fino ad oggi:
Sul livello della classe politica, non solo siciliana, ma anche nazionale e internazionale, occorrerebbe una analisi a tutto campo che possa spiegare perché, principalmente dal dopo guerra in poi, assistiamo ad un progressivo abbassamento del livello di competenza, e di visione politica “da statisti” dei nostri governanti. Vero è che essi sono scelti democraticamente, ma è pur vero che il plateau della scelta non contiene alcuna varietà di qualità che metta nelle condizioni di scegliere, fra più o meno valenti, al di là dell’appartenenza politica.
In sintesi il livello culturale, manageriale, politico, di chi si affaccia alla politica, almeno dalla metà del secolo scorso è andato sempre più abbassandosi di qualità. Basti pensare in Italia ai nomi dei “Padri Costituenti”: Ferruccio Parri, Sandro Pertini, Umberto Terracini, Giuseppe Dossetti, Giorgio la Pira, Piero Calamandrei e tanti altri, per non contare De Gasperi la classe politica successiva con, Palmiro Togliatti, Nilde Iotti, Aldo Moro, e poi ancora Nenni, Saragat, Fanfani, Almirante, la Malfa, Spadolini e perché no lo stesso Craxi, che al di là di ogni giudizio morale sulle ultime vicende, non si può escludere dal novero degli “statisti italiani”.
Come si potrebbe paragonare, a quelle persone che hanno fondato l’Italia repubblicana, la composizione dell’attuale Parlamento, di cui preferisco non fare nomi specifici per non ingolfare il testo che, a parte alcune eccezioni di rilievo, la maggioranza formata quantomeno da ignoranti, per non dire altro.
Parlo di ignoranza documentata dell’attuale classe politica, che trapela da ogni passaggio verbale o scritto, dalle tante interviste televisive o articoli di giornale.
Ma il tema del progressivo abbassamento del livello culturale e politico si rileva in tutti i campi, anche sul piano internazionale dove, a fronte dei grandi statisti della seconda metà del ‘900, oggi vediamo, affacciati sulla scena internazionale, sempre escluso sporadici casi illuminati, personaggi di basso spessore se non addirittura ridicole caricature di Capi di Stato.
Con il loro atteggiamento, perdono di autorevolezza ad ogni uscita pubblica, divenendo lo zimbello di tutti e coprendosi di ridicolo per le loro affermazioni.
La cronaca di questi ultimi tempi ne è piena. Il migliore di oggi è peggio dell’ultimo dei precedenti! Amara riflessione: “Semu in manu a nuddu!”
E chi dovremmo scegliere se lo scenario è composto da queste mediocrità? E non emerge o si propone una nuova classe politica?
Luigi Sanlorenzo nel suo articolo ha manifestato la dolorosa convinzione diffusa e radicata anche tra i cittadini, relativa alla insufficiente operosità del Corpus degli impiegati della Regione Siciliana. Spesso infatti riecheggiano sui giornali le cifre astronomiche dei compensi e non di meno il numero esorbitante dei funzionari oggetto di polemica dei talk show televisivi a livello nazionale.
Sulla questione del Personale della Regione Siciliana credo che l’opinione pubblica debba conoscere la verità di come funziona la regione, o meglio come in alcuni casi non funziona e certo non sempre per colpa degli impiegati. Fermo restando che la situazione dell’abbassamento dei livelli, non riguarda solo i politici, ma anche le varie componenti della Società e quindi anche gli impiegati regionali. Bisogna evitare di ricorrere a queste dichiarazioni populiste e qualunquiste, di facile appeal sulla pubblica opinione, quando sono riprese e amplificate dalla Stampa.
Occorre sfatare il mito degli impiegati regionali, che guadagnano cifre astronomiche. Gli stipendi sono, più o meno adeguati allo Stato; quelli del comparto dei Funzionari leggermente più alti, quello dei Dirigenti, in Sicilia più bassi. Gli stipendi sostanziosi riguardano gli impiegati dell’Assemblea Regionale che hanno adeguato, per legge, le loro spettanze agli impiegati del Senato.
Con riferimento ad un tema, sempre sbandierato in tutte le trasmissioni televisive, del numero degli impiegati, nessuno ha mai risposto con chiarezza (neanche i nostri politici intervistati sulla questione): La Sicilia gestisce, in virtù delle prerogative dello statuto Speciale, molte delle competenze che, nelle altre Regioni, sono a carico dello Stato e il famoso paragone con la Lombardia non regge per nulla.
Basti pensare che alla Sicilia, solo per citarne alcune, sono affidate le competenze relative ai trasporti (Motorizzazione Civile provinciali) lavori pubblici (Uffici del Genio Civile provinciali); agricoltura e foreste (Ispettorati provinciali agrari, Corpo Forestale, Servizi territoriali provinciali) turismo (Uffici territoriali provinciali) territorio e ambiente (gestione delle riserve e aree protette), Enti locali e Centri per l’impiego e, per finire, i Beni Culturali (Soprintendenze provinciali, Musei, Parchi archeologici, in numero considerevole, con tutto il personale di custodia necessario).
E quindi? Di che stiamo parlando? Come si fa a fare questi paragoni? Si dovrebbero sommare per la Lombardia, il numero degli impiegati della Regione con il numero degli impiegati dello Stato per le funzioni che, invece, sono svolte in Sicilia dalla Regione. Allora si può fare un paragone, sempre tenendo presente le eccezioni in alcuni ambiti che sono prerogativa della Sicilia. Per fare un esempio diretto: Quanti parchi archeologici ci sono in Lombardia gestiti con personale dello Stato? Rispetto al numero presente in Sicilia?
Sempre sui numeri va fatto un distinguo tra il numero degli effettivi impiegati regionali, regolarmente assunti e inquadrati con contratto a tempo indeterminato (Categoria C e D) e tutto il resto della “galassia regionale” di personale avventizio non strutturato, frutto di scelte passate di tipo assistenziale, nei confronti di bacini di lavoratori, le cui aziende si sono trovate in difficoltà e poi hanno chiuso l’attività.
Ci si riferisce in particolare per esempio alla ex Keller, all’ex Fenicia, all’ex Spadafora, oltre gli avventizi di ultima generazione dei Lavoratori Socialmente Utili, Emergenza Palermo, ex PIP, per il reinserimento delle categorie sociali svantaggiate. Tale categoria di personale, inquadrato, sempre in modo precario, nelle mansioni di livello più basso in Categoria A e B, risulta solo di scarso e non produttivo supporto all’azione amministrativa vera e propria, svolta dall’esiguo numero di personale di Categoria D e C (i regionali contrattualizzati). Di fatto il numero di tale personale precario non influisce sul carico di lavoro, che l’intera regione deve svolgere per i suoi compiti istituzionali.
Per offrire ai lettori un quadro esplicativo sulle categorie e sulla struttura della dirigenza e i vari comparti?
Esiste alta categoria di lavoratori dedicata ai beni Culturali: I Catalogatori che, da ormai 25 anni, lavorano nelle strutture dell’Amministrazione con contratto precario a carico di Società partecipate e con ristrettezza di normative relative ai carichi di lavoro, con la conseguenza di ulteriori difficoltà operative.
A questi numeri vanno aggiunti i lavoratori precari stagionali della forestale per le attività antincendio e la cura dei boschi, che vengono sempre sommati e richiamati, nelle campagne denigratorie di stampa, come “l’esercito dei regionali”.
Ancora sui numeri dei “regionali va fatta chiarezza sul numero dei “Dirigenti” che, con questo nome, nello Stato vengono indicate le figure apicali alla Direzione dei Servizi centrali dei Ministeri o degli Uffici periferici territoriali.
In Sicilia, in virtù di una norma ad hoc, definita transitoria nella legge Reg. le n. 10 del 2000, con questo nome (Dirigenti, di terza fascia ad esaurimento) vengono indicati tutti coloro che sono preposti alle Unità Operative, strutture che, nello Stato, sono condotte da Funzionari.
Per meglio comprendere la differenza, nella struttura Statale il “Dirigente” regge un Servizio e le Unità Operative a questo collegate, sono dirette da Funzionari.
In Sicilia il “Dirigente” regge un Servizio e le Unità Operative a questo collegate, sono dirette da altri “Dirigenti di terza fascia” che di fatto sono paragonabili ai funzionari statali (personale laureato).
C’è da precisare che la struttura regionale della Dirigenza, un tempo composta da Dirigenti di Prima e Seconda Fascia (equiparabili ai Dirigenti statali), a causa dei pensionamenti si è pressoché esaurita e, oggi, con apposito provvedimento della Giunta di Governo, anche i Dirigenti di terza fascia, possono assumere incarichi apicali per la direzione dei Servizi, fino alle Direzioni Generali degli Assessorati.
Nei fatti, allo stato attuale il “Corpus” della Dirigenza della Regione Siciliana è, nella quasi totalità, composta dai Dirigenti di terza fascia, che ricoprono anche quasi tutti i posti di Dirigente Generale, negli Assessorati.
Per tornare ai numeri e ai paragoni quindi bisogna che, da una parte si contino i “Dirigenti” della Regione Siciliana e dall’altra mettere insieme i numeri dei Dirigenti e dei Funzionari in servizio nelle strutture statali o delle altre Regioni. Così si possono fare i corretti raffronti.
Quindi secondo lei a grandi linee non si tratta di omessa mancanza di impegno del personale; sembra piuttosto di capire che le lacune e le falle nella gestione complessiva siano anche causate dall’eccessivo e corposo organigramma?
Per quanto riguarda l’impegno lavorativo le affermazioni del Presidente non trovano alcun riscontro nei fatti e ne parlo per mia diretta testimonianza per anni preposto alla Direzione di Strutture complesse, con centinaia di impiegati. La mia esperienza ribalta per eccesso le percentuali potendo considerare almeno il 90% di impiegati coscienziosi e competenti e solo una minima percentuale fisiologica di cosiddetti lavativi o imboscati.
Va anche detto che questa residuale percentuale, sempre per mia personale esperienza, se giustamente motivata e supportata si può ridurre a numeri trascurabili.
Conosco l’abnegazione, la professionalità, il dovere morale, l’impegno della stragrande maggioranza di impiegati, il più sobbarcati da un ingente carico di lavoro, in condizioni anche limite.
C’è ancora da evidenziare come i compiti amministrativi oggi siano affidati a Funzionari, con i più disparati titoli di studio, pochissimi ragionieri, contabili o amministrativi
Su questo fronte va denunciata invece la poca attenzione politica e la disconoscenza del funzionamento della macchina amministrativa cui non sono corrisposte gli opportuni e necessari investimenti in termini di risorse umane e strumentali e logistiche.
a. Risorse umane, da anni non sono stati banditi concorsi pubblici per alimentare i ranghi con forze nuove, competenti e motivate (l’ultimo poi non concluso o comunque con lunghi strascichi riguarda i beni culturali nel 2000).
Tra pensionamenti, scivoli, prepensionamenti ed altro si sono ridotti i numeri in progressione esponenziale del personale di dirigenti e funzionari, con ripercussione sul sovraccarico di lavoro del personale rimasto in servizio.
Non sono state più previste le figure professionali del personale di settore specialistico, come per esempio nei beni culturali (archeologi, storici dell’arte, numismatici, etno-antropologici; fisici, chimici e biologi per il restauro, museografi, paesaggisti etc.).
Si parla ora di nuovi concorsi, ma sono stati previsti i concorsi ad hoc, per esempio, per restare nel campo dei beni culturali come nello Stato per Direttori di Musei, Direttori dei parchi archeologici, Soprintendenti ai beni Culturali?
Per fare un esempio: Ormai gli assistenti Geometra sono “animali di pregio in via di estinzione” eppure utilissimi per gli sviluppi dei progetti negli uffici tecnici dell’Amministrazione, in tutti i campi. Il nuovo personale che sarà assunto si troverà in un deserto, senza il riferimento dei funzionari più anziani, utili istruttori alla prassi amministrativa, e senza potere recuperare la memoria storica degli uffici, un tempo tramandata con cura e diligenza.
b. Risorse strumentali, non sono stati previsti investimenti per il rinnovo delle apparecchiature di lavoro, per la digitalizzazione per l’informatizzazione. L’acquisto di nuovi programmi adeguati alle esigenze tecniche. Strumenti tecnici di lavoro, Spese per la cancelleria ordinaria, organizzazione e sistematizzazione degli archivi con relativa informatizzazione. Il ricambio delle apparecchiature e dei programmi ormai obsoleti, la creazione di reti telematiche efficienti. Aspetti questi di cui si dovrebbe occupare altra Società partecipata Sicilia E Servizi, ma che può operare solo se dotata di fondi sufficienti alla bisogna.
c. Risorse logistiche, la maggior parte delle strutture della regione che ospita Uffici come anche Musei, Biblioteche, Archivi non è a norma con le condizioni di sicurezza, con particolare riferimento all’impiantistica (elettrico e anti incendio) o per il benessere dei luoghi di lavoro (condizionamento caldo/freddo dei locali), come anche per la sicurezza antintrusione (Musei e aree archeologiche)
Si parla appunto di fondi di investimento e di progetti. Ma chi li deve fare? Personale carente o insufficiente e strumenti non adeguati! Bandi per incarichi esterni? Personale amministrativo insufficiente per procedere in tempi rapidi alla predisposizione dei bandi! Regole e normative farraginose! Su questi temi di semplificazione dovrebbe intervenire la politica e invece si assiste alla predisposizione di disegni di legge, vedi l’ultimo sui beni culturali, che invece di aiutare gli Uffici nella loro efficienza, tende a smantellarli, prima rendendoli inefficienti per poi dire che sono inutili!
Lo Spessore ringrazia l’architetto Guido Meli per averlo tra i suoi fedeli lettori e per il tempo che ci ha voluto dedicare.