Con l’arrivo del mese di settembre, il Segretario generale delle Nazioni Unite ha convocato il vertice sui sistemi alimentari, il World Food Systems Summit, per tornare a riflettere e a programmare idee ed iniziative sulle prospettive del food e l’accesso al cibo per i popoli della Terra. L’evento riunirà giovani, piccoli agricoltori, popolazioni indigene, ricercatori, rappresentanti del settore privato, leader politici e ministri dell’agricoltura, dell’ambiente, della salute e delle finanze nel segno dell’impegno dei paesi verso la trasformazione dei sistemi alimentari. Si intende presentare, attraverso l’approccio scientifico più innovativo, le buone pratiche provenienti da tutto il mondo, lanciare una serie di nuovi impegni e mobilitare finanziamenti ed alleanze.
Tra i Paesi che stanno lavorando intensamente per il proprio contributo in ambito internazionale ritroviamo la Svizzera. L’Ufficio federale dell’agricoltura svizzera (Ufag), che è stato il curatore dei dialoghi nazionali sui sistemi alimentari in Svizzera, ha già sviluppato tre tappe: un primo workshop a livello nazionale che si è tenuto il 23 marzo, dei dialoghi cittadini organizzati da alcune Città svizzere che si sono svolti nel mese di maggio e come ultima tappa un workshop nazionale svoltosi l’8 giugno.
Tra le priorità degli ultimi mesi della Confederazione troviamo un’intensa attività di dialogo per la promozione di un food di qualità, sostenibile e innovativo, rilanciando nuove visioni sui sistemi alimentari per affrontare tutte le problematiche e analizzare le proposte concrete. L’obiettivo sarà quello di favorire la ricerca di soluzioni, anche ambiziose, per creare maggiore sostenibilità dei metodi con i quali il mondo produce, lavora, commercia e consuma il cibo.
Inarrestabile protagonista di tale attività è Pio Wennubst, rappresentante permanente della Missione Svizzera presso le organizzazioni della Nazioni Unite a Roma. L’ambasciatore Pio Wennubst, agroeconomista specializzato in approcci sistemici, ha maturato una lunga esperienza nella diplomazia svizzera dello sviluppo in ambiti come lo sviluppo rurale, la microfinanza e la salute pubblica grazie ad un ampio lavoro sul campo. In occasione di alcuni recenti incontri, organizzati a Napoli e a Pollica (Salerno), il diplomatico svizzero ha evidenziato la complessità della nostra attualità agroalimentare caratterizzata da un continuo cambiamento, in cui le capacità di analisi dei contesti sociali risultano fondamentali per sopravvivere.
La condizione alimentare attuale risulta essere una combinazione di diversi fattori particolarmente dannosi per il nostro sistema, identificabili in una popolazione mondiale in continua crescita, una riduzione della biodiversità, la distruzione del patrimonio liquido e idraulico, i cambiamenti climatici e un aumento dell’urbanizzazione.
La geopolitica alimentare della nostra attualità è il frutto della crisi alimentare del 2007 e dell’attuale emergenza sanitaria mondiale che genera una sfida molto complessa per i decisori politici e bisogna lavorare per migliorare il futuro dei nostri sistemi alimentari. Secondo l’ONU, 815 milioni di persone nel mondo soffrono la fame. La popolazione in crescita nell’emisfero sud necessita di sempre più cibo.
Per aumentare il rendimento agricolo si utilizzano i fertilizzanti e pesticidi oppure si estendono le superfici coltivabili deforestando e generando ulteriori danni al nostro ecosistema. Sono pratiche che influenzano negativamente ambiente e clima che, sregolati, portano a loro volta a siccità e fame, come è accaduto in Madagascar. Di fronte a un panorama mondiale così complesso, la Svizzera continua con caparbietà ad impegnarsi per la promozione della produzione agricola, dato che l’accesso all’alimentazione fa parte dei diritti umani universali.
La cooperazione internazionale, sostenuta dalla Svizzera, deve divenire centrale per raggiungere obiettivi ambiziosi come quello di eliminare la povertà nel mondo. Malgrado l’impossibilità di garantire una vera sicurezza alimentare mondiale, la Svizzera è uno dei paesi che maggiormente investe in questo settore, insieme ad altri Paesi europei che tentano di preservare un food di qualità, accessibile, democratico e sostenibile.