Oggi è Pasqua e in tale occasione, insieme agli auguri di rito, offro all’attenzione dei lettori de Lo Spessore uno sguardo panoramico su quanto tale evento, tra storia e fede, abbia ispirato la letteratura e il cinema. Un “articolo della domenica” in un giorno speciale che si verifica per il secondo anno consecutivo nel tempo della pandemia, riducendo molto le tante celebrazioni, processioni e raffigurazioni simboliche che in ogni parte del mondo sono entrate – da due millenni per i cristiani e da oltre cinque mila anni per gli ebrei – nella tradizione e nel cuore di tutti i credenti e nel gusto dei molti che ne hanno apprezzato i piatti speciali che in questa occasione si cucinano.
La Pasqua, come si sa, è la principale solennità del Cristianesimo. Essa celebra la risurrezione di Gesù, avvenuta, secondo le confessioni cristiane, nel terzo giorno dalla sua morte in croce, come narrato nei quattro Vangeli canonici assunti come tali dalla Chiesa Cattolica nel concilio di Nicea dell’anno 325.
La data della Pasqua, variabile di anno in anno secondo i cicli lunari, cade la domenica successiva al primo plenilunio della stagione primaverile, determinando anche la cadenza di altre celebrazioni e tempi liturgici, come la Quaresima e la Pentecoste.
La Pasqua cristiana presenta importanti legami, ma anche significative differenze, con la Pasqua ebraica che è chiamata Pesach (pascha, in aramaico) e celebra la liberazione degli Ebrei dall’Egitto grazie a Mosè, riunendo due riti: l’immolazione dell’agnello e il pane azzimo.
La parola ebraica pesach significa “passare oltre”, “tralasciare”, e deriva dal racconto della decima piaga, nella quale Dio comandò agli ebrei di segnare con il sangue dell’agnello le porte delle case di Israele permettendogli di andare oltre, colpendo così solo le case degli egizi ed in particolar modo i primogeniti maschi degli egizi, compreso il figlio del faraone come riportato nel Libro dell’Esodo, cap. 12, v. 21-34.
Pesach indica quindi la liberazione di Israele dalla schiavitù sotto gli egizi e l’inizio di una nuova libertà con Dio verso la terra promessa. Gli ebrei che vivono entro i confini di Israele celebrano la Pasqua in sette giorni. Durante la festa un ebreo ortodosso deve astenersi dal consumare pane lievitato e sostituirlo con il pane azzimo, come quello che consumò il popolo ebraico durante la fuga dall’Egitto; per questo motivo la Pasqua ebraica è detta anche ‘festa degli azzimi’. La tradizione ebraica ortodossa prescrive inoltre che, durante la Pasqua, i pasti siano preparati e serviti usando stoviglie riservate strettamente a questa ricorrenza.
Con l’avvento del cristianesimo la Pasqua ha acquisito un nuovo significato, indicando il passaggio da morte a vita per Gesù Cristo e il passaggio a vita nuova per i cristiani, liberati dal peccato con il sacrificio sulla croce e chiamati a risorgere con Gesù. La Pasqua cristiana è quindi la chiave interpretativa della nuova alleanza, concentrando in sé il significato del mistero messianico di Gesù e collegandolo al Pesach dell’Esodo.
Perciò, la Pasqua cristiana è detta Pasqua di resurrezione, mentre quella ebraica è Pasqua di liberazione dalla schiavitù d’Egitto. Quest’ultimo significato si ricava leggendo uno dei più importanti pensatori ebraici: Filone d’Alessandria scrive che la Pasqua è il ricordo e il ringraziamento a Dio per il passaggio del Mar Rosso, ma che ha anche il significato allegorico di purificazione dell’anima.
La Pasqua ebraica può essere intesa anche come attesa per il Messia, come ad esempio attesta il Targum Exodi, che descrive la notte di Pasqua come il ricordo delle quattro notti iscritte nel libro delle memorie: la creazione, il sacrificio di Isacco, il Passaggio del Mar Rosso e infine la venuta del Messia e la fine del mondo. La Pasqua è la solennità cristiana che celebra la resurrezione di Gesù, con l’instaurazione della Nuova alleanza e l’avvento del Regno di Dio.
La potenza evocativa della ricorrenza pasquale non è sfuggita a molte sensibilità letterarie e cinematografiche ed ha dato luogo nel tempo a veri e propri capolavori. I grandi scrittori, da Shakespeare a Yates, da Goethe a Tolstoy, si sono ispirati anche alla Pasqua per le loro opere. Ecco le dieci scene d’autore più affascinanti.
Nel Riccardo II William Shakespeare in procinto di perdere la corona a favore di Bolingbroke – uno dei Pari del regno, duca di Hereford – e dare così il via agli oltre ottantacinque anni di deposizioni, guerre e assassinii che compongono la Guerra delle due rose, il re si paragona a Cristo durante il Venerdì Santo.
John Donne, il mistico inglese scrisse nel 1613 Good Friday, Riding Westward; la composizione ritrae Donne in un momento cruciale della sua vita: l’anno in cui prese gli ordini religiosi. Nel giorno di Pasqua, il poeta immagina di recarsi ad est per assistere alla crocifissione, ma finisce per argomentare che l’osservazione non ha valore, se non la si è vista direttamente ma solo in spirito.
In George Herbert, “Ali di Pasqua” è una composizione religiosa (“Lord … let me rise / As larks, harmoniously / And sing this day thy victories”), ma anche giocosa. I versi occhieggiano già a Sterne, Carroll e ai giochi grafici del XX secolo.
Nel Faust di J. W. Goethe, il fatidico incontro dello studioso protagonista con Mefistofele avviene proprio il giorno di Pasqua, dopo che un coro di angeli che gioiscono per la risurrezione lo fermano prima che si uccida. Dopo, egli e Wagner camminano tra le persone che celebrano la festa.
La scrittrice inglese Jane Austen in Orgoglio e Pregiudizio colloca nel giorno di Pasqua il punto di svolta del romanzo, quando Elizabeth si trova nel Kent e Darcy (in visita alla zia vicino a Rosings) la sconvolge con la sua proposta. Anche se lei in quel momento lo rifiuta, gli avvenimenti che seguono finiscono per avvicinarli.
Nell’ultimo romanzo di Lev Tolstoj, “Resurrezione” del 1899, la celebrazione della Pasqua ortodossa russa rappresenta una pietra di paragone per il contrito e poi redento eroe peccatore, il principe Nechljudov, “uno dei momenti più luminosi della sua vita”. Val la pena riportare l’incipit dell’opera, divenuto poi il manifesto pacifista del grande scrittore russo:
“Per quanto gli uomini, riuniti a centinaia di migliaia in un piccolo spazio, cercassero di deturpare la terra su cui si accalcavano, per quanto la soffocassero di pietre, perché nulla vi crescesse, per quanto estirpassero qualsiasi filo d’erba che riusciva a spuntare, per quanto esalassero fiumi di carbon fossile e petrolio, per quanto abbattessero gli alberi e scacciassero tutti gli animali e gli uccelli, – la primavera era primavera anche in città. Il sole scaldava, l’erba, riprendendo vita, cresceva e rinverdiva ovunque non fosse strappata, non solo nelle aiuole dei viali, ma anche fra le lastre di pietra, e betulle, pioppi, ciliegi selvatici schiudevano le loro foglie vischiose e profumate, i tigli gonfiavano i germogli fino a farli scoppiare; le cornacchie, i passeri e i colombi con la festosità della primavera già preparavano nidi, e le mosche ronzavano vicino ai muri, scaldate dal sole. Allegre erano le piante, e gli uccelli, e gli insetti, e i bambini. Ma gli uomini – i grandi, gli adulti – non smettevano di ingannare e tormentare se stessi e gli altri. Gli uomini ritenevano che sacro e importante non fosse quel mattino di primavera, non quella bellezza del mondo di Dio, data per il bene di tutte le creature, la bellezza che dispone alla pace, alla concordia e all’amore, ma sacro e importante fosse quello che loro stessi avevano inventato per dominarsi gli uni sugli altri”.
Nell’Irlanda tormentata in cerca della propria indipendenza, W.B. Yeats, scrisse Pasqua, 1916 dove nonostante la precedente ostilità verso il nazionalismo armato (da qui il colore verde), Yeats ha onorato coloro che sono morti durante il sollevamento di Dublino nel giorno di Pasqua come martiri, simili a Cristo, provvisti di una loro “terribile bellezza”.
Una risposta stizzosa a tutte le composizioni religiose e positive sulla Pasqua si trova nel poema antiretorico “Unkept Good Fridays” del 1927 dove Thomas Hardy, rende omaggio ai “Cristo senza nome” a tutti gli uomini uccisi per la loro bontà, a tutte le vittime di torture e oppressioni che non hanno Venerdì santo per ricordare le loro sofferenze, anticipa gli studi successivi sull’oblio e il diritto di essere ricordati.
La Pasqua del 1928 fa da sfondo a tre delle quattro sezioni di questa saga familiare di William Faulkner, “L’urlo e il furore”, profonda e moderna narrazione dove alcune scene rimandano alle sofferenze di Cristo e altre suggeriscono la speranza per la nuova vita.
Infine, ma senza alcuna pretesa di aver esaurito la lista, nel romanzo di Richard Yates, “Easter Parade” del 1976 che Joan Didion ha giudicato migliore di “Revolutionary Road”, la Pasqua rappresenta l’ultimo momento di innocenza delle due sorelle protagoniste – una che sfila, l’altra che guarda il corteo – quando ancora le frustrazioni della vita sono in là da venire.
Per quanto si tratti di un saggio e non di un romanzo non può non essere indicato al lettore il libro del 2008 scritto dal rabbino Ariel Toaff – figlio del notissimo Elio che fu Rabbino Capo di Roma e protagonista nel 1986 dello storico incontro con Giovanni Paolo II nella Grande Sinagoga della capitale – intitolato “Pasque di sangue. Ebrei d’Europa ed omicidi rituali” del 2008, un agghiacciante percorso tra le forme di antisemitismo che hanno contrassegnato la storia del continente e che si riaffacciano periodicamente anche nel presente.
Anche il cinema sin dal proprio esordio, con Le campane di Pasqua (Les Cloches de Pâques) un cortometraggio muto del 1912 diretto da Louis Feuillade, ha celebrato l’evento con trame di tipo storico, ma non soltanto.
Molte pellicole hanno poi auto come tema la storia di Gesù tra kolossal, biopic e cinema d’autore. I film raccontano la vita di Gesù di Nazaret dalla nascita alla morte sulla croce, fino all’evento che si celebra proprio a Pasqua: la sua resurrezione Le vicende raccontate in queste opere prendono spunto sia dal Vangelo, che dal Nuovo Testamento, ma anche da romanzi ispirati alla vita di Gesù.
Ecco dieci tra i film più famosi, a partire dai più recenti:
“Risorto” è un film del 2016 diretto da Kevin Reynolds con protagonisti Joseph Fiennes e Tom Felton. La pellicola è ispirata alla risurrezione di Gesù narrata nel Nuovo Testamento: in seguito alla crocifissione di Gesù Cristo, Clavio, un tribuno militare romano, parte in missione alla ricerca del corpo scomparso, per smentire le voci del Messia risorto.
La Passione di Cristo è una pellicola del 2004 scritta e diretta da Mel Gibson che si concentra sulle ultime ore di vita di Gesù Cristo: dall’arresto nell’Orto degli Ulivi, al processo presso il Sinedrio e Ponzio Pilato, alla sua atroce flagellazione, fino alla crocifissione e alla risurrezione. E’ stato considerato il più cruento della serie, dando luogo a pesanti polemiche.
I “Giardini dell’Eden” è un film del 1998 di Alessandro D’Alatri che racconta la vita di Gesù, o Jeoshua, dai dodici ai trent’anni mentre ne “L’Ultima Tentazione di Cristo” del 1988 Martin Scorsese racconta in modo anticonvenzionale la storia di Gesù Cristo che, agonizzante sulla croce, immagina una vita differente. L’ultima tentazione di Cristo suscitò numerosi episodi di intolleranza, incluso un attacco terroristico da parte di un gruppo religioso che prese di mira un cinema francese che proiettava il film. La pellicola fu boicottata o addirittura bandita in numerose nazioni e Scorsese ricevette svariate minacce di morte. A destare scalpore fu soprattutto la sequenza finale della crocifissione, in cui Gesù ha un’allucinazione in cui sopravvive al Calvario e vive una vita alternativa con Maddalena
Ben altre controversie susciterà nel 1979 il parodistico “La vita di Brian” del gruppo comico inglese dei Monty Python, in cui si racconta della vita di un uomo qualunque le cui vicende si intrecciano con quelle di Gesù e con il malcontento popolare che serpeggiava in Giudea nei confronti degli occupanti romani.
Indimenticabile poi “Gesù di Nazareth” lo sceneggiato televisivo del 1977 diretto da Franco Zeffirelli che racconta la vita e i miracoli di Gesù tratti dal Vangelo e da alcuni vangeli apocrifi.
“ll Messia” è un film drammatico del 1975 ispirato alla vita di Gesù di Nazareth e diretto da Roberto Rossellini. La pellicola è ispirata ai quattro Vangeli ma con una volontaria omissione del contesto storico-politico.
Nel 1973 Norman Jewison traspone, anche se con notevoli libertà, su grande schermo “Jesus Christ Superstar” la rock opera di Andrew Lloyd Webber e Tim Rice per la Universal. Capolavoro del genere musical, Jesus Christ Superstar racconta l’ultima settimana di vita di Cristo (interpretato da Ted Neeley), portata in scena da un gruppo di attori, dedicando però ampio spazio alla psicologia dei personaggi principali, Gesù, Maddalena e Giuda. Il film (che si dice fu apprezzato da papa Paolo VI) non mancò di attirare le critiche di gruppi religiosi più conservatori per l’approccio così poco convenzionale al tema.
“La più Grande Storia mai Raccontata” è un film del 1965 di George Stevens che narra della vita di Gesù rimanendo fedele alla narrazione dei quattro vangeli, a partire dall’arrivo dei magi. “Barabba” del 1961 diretto da Richard Fleischer è tratto dall’omonimo romanzo scritto dallo svedese Pär Lagerkvist che racconta la storia del celebre malfattore graziato da Ponzio Pilato e del suo tomento interiore. Straordinarie le interpretazioni di Anthony Quinn e Silvana Mangano.
Nel 1964 Pierpaolo Pasolini gira “Il vangelo secondo Matteo” che si rifà in maniera piuttosto fedele all’opera dell’omonimo evangelista. Come quasi tutti i film del regista, la pellicola divise tanto il pubblico quanto la critica.
“Il Re dei Re” è un film del 1961, diretto dal regista Nicholas Ray ed ispirato ai vangeli. La pellicola inizia col raccontare la nascita di Gesù, in un periodo particolarmente travagliato a causa della spietata dominazione romana. “La tunica”, sovente riproposto dalla televisione nei giorni pasquali, è un kolossal del 1953 diretto da Henry Koster ed ambientato agli inizi dell’era cristiana. La pellicola racconta le vicende di un giovane tribuno viene incaricato di eseguire la sentenza di crocifissione a carico Gesù di Nazaret
Al di là della celebrazione della figura di Cristo, la Pasqua è però anche una festa molto più “terrena”, in cui non possono mancare coniglietti e uova di cioccolata. Mi limito a citare soltanto, a titolo esemplificativo, “Hop” film di animazione statunitense del 2011, diretto da Tim Hill e prodotto da Chris Meledandri e Michele Imperato Stabile. La colonna sonora dal titolo I Want Candy è cantata da Russell Brand, James Marsden, Chelsea Handler, Hugh Laurie, Kaley Cuoco, David Hasselhoff e Cody Simpson.
Per concludere, alcune curiosità sulle tradizioni pasquali più originali.
Il coniglio di Pasqua sembra messo lì a caso, ma insieme alla lepre, sembra venga da rituali pagani. Animali ritenuti particolarmente fertili e quindi associati con la Pasqua come un momento di rinascita. Nel folclore tedesco, il coniglio è legato all’idea pasquale cristiana della vita eterna perchè nasce con gli occhi aperti, e quindi le persone ritenevano fossero sempre stati svegli.
Questa tradizione legata alla figura del coniglio è stata portata negli USA dai coloni tedeschi che arrivarono in Pennsylvania nel 18° secolo. Poi, ovviamente, è diventato famoso anche il coniglio di cioccolata. Oggi, più di 90 milioni di piccoli animaletti di cioccolata vengono prodotti ogni anno negli USA.
Infine, perchè le uova?
Come il coniglio di Pasqua, l’uovo rappresenta una nuova vita. Infatti, l’uovo è anche il simbolo del mistero della vita stessa. È stato il centro del dibattito filosofico fin dal leggendario Plutarco, che si era chiesto “È nato prima l’uovo o la gallina?”. Una domanda ancora oggi senza risposta!
La colorazione delle uova è parte dei festeggiamenti di questo concetto della nuova vita e, di nuovo, precede la Cristianità. La tradizione di decorare le uova è parte del “Nowruz,” ‘l’antico festival persiano per celebrare il nuovo anno. Salto rapidamente un paio di millenni anni e, dalle industrie dell’Inghilterra, spunta fuori nel 1973 l’uovo pasquale di cioccolata; da allora, le persone sono impazzite alla ricerca della gloria ricoperta di cioccolato. Fu agli inizi del XIX secolo che Dolly Madison, la moglie del quarto Presidente americano, ebbe un’idea: un “egg roll” (letteralmente la rotolata delle uova) a Washington D.C. La first lady aveva preso spunto dal racconto di un’usanza dei bambini egiziani che facevano rotolare uova dalle piramidi. Così invitò i bambini alla Casa Bianca per far rotolare uova sode giù dai prati della residenza presidenziale.
In Italia nel 2011 è stato realizzato il più alto uovo di Pasqua di cioccolato. Con i suoi 7,200 chilogrammi pesava più di un elefante ed era alto 10.39 metri!
Due aspetti “golosi” della ricorrenza particolarmente graditi ai bambini di tutte le epoche, segno vivente della fiducia nel futuro ed a cui questo articolo è dedicato.
Buona Pasqua!