Nel 1997 ho iniziato a studiare le interazioni tra ragazzi, adolescenti e le nuove tecnologie e all’evoluzione di queste dinamiche comunicative legate allo sviluppo dei nuovi media e delle piattaforme tecnologiche. In questo percorso di indagine ho osservato come nel tempo la tecnologizzazione della società abbia avuto un impatto profondo.
I media sono diventati lo spazio di negoziazione simbolica. Una prospettiva completamente diversa che ci pone di fronte alla necessità di affrontare la domanda di ricerca sul ruolo dei media sullo sviluppo della società non più analizzando gli strumenti, ma osservando i media come frutto del concretizzarsi del capitalismo digitale.
I sociologi, Jan van Diick, Thomas Poell, Martijn de Waal definiscono questa era come “platform society” e sostengono che: “al cuore delle piattaforme risiede quindi una contraddizione strutturale: si tratta di ambienti in cui da una parte sperimentiamo la massima visibilità di comportamenti sociali e processi comunicativi di individui, aziende e istituzioni e dall’altra ci confrontiamo con l’invisibilità delle dinamiche di funzionamento regolate dagli algoritmi che le governano e con la scarsa trasparenza delle culture aziendali di riferimento”.
Vi è poi un altro aspetto non secondario relativo ai simboli e ai loghi, prodotti dell’economia mediale, ideati per incentivare l’uso di applicativi e della tecnologia. Un percorso verso la mediatizzazione ha unito parola e immagine ha cambiato in modo profondo le modalità con cui si costruiscono i processi di conoscenza stabilendo il primato dell’immagine, cosi come suggerisce il sociologo Giovanni Sartori. La crescente complessità della mediatizzazione, la piattaformizzazione che si basa sulla tesaurizzazione del dato e la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale, aprono a nuovi interrogativi e mostrano l’emergere di nuove criticità da risolvere per sfruttare le tecnologie. Un mondo nuovo in cui è sempre più difficile distinguere reale e virtuale. Mark Zuckerberg, fondatore, presidente e CEO di Meta, fondata inizialmente con il nome di Facebook nel 2004, ha realizzato il suo sogno quello di dar vita al Metaverso.
Ha deciso di non fermarsi al Metaverso e di sfidare Elon Musk, proprietario e presidente della piattaforma Twitter. Infatti, lanciato “Threads” un nuovo social network, nato per fare concorrenza a Twitter. L’applicazione creata da Meta è apparsa sui servizi di Apple e Google e ha subito ottenuto un grande successo negli Stati Uniti, ma non è stato rilasciato in Europa in attesa che rispetti i requisiti relativi alla tutela dei dati personali. Tantissime le polemiche da quando è arrivato Threads. Zuckerberg e Musk hanno continuato a litigare a distanza. Tra una provocazione e l’altra Musk ha mostrato al mondo il nuovo logo di Twitter una “X” che sostituisce il famoso uccellino blu. C’è chi è certo che Musk potrebbe incorrere in cause legali con altre società che vanterebbero diritti di proprietà sulla lettera X. Intanto, l’enorme “X” è stata installata sul tetto dell’azienda ed è di colore nero. Musk, felice e orgoglioso, l’ha già presentata tutta illuminata.
L’uccellino prendeva il nome di Larry T Bird e a volerlo era stato co-fondatore di Twitter Biz Stone per ricordare l’ex giocatore di basket dei Boston Celtics Larry Bird. La “X” rispecchia la strategia di Musk di realizzare “X, l’app per tutto”. Twitter diventerà “X Corp” e la sua base sarà in Nevada. Si sa, Musk è legato alla lettera “X”, fondatore, amministratore delegato e direttore tecnico della compagnia aerospaziale SpaceX e poi X.com, banca online, diventata PayPal. Il passaggio dall’uccellino alla X stilizzata non è piaciuta a molti utenti che già avevano contestato diverse modifiche apportate alla piattaforma, minacciando addirittura di abbandonarla per sempre.
Il portale Vanityfair.it riporta le parole di Jasmine Enberg, social media expert e principal analyst di Insider Intelligence, sulla possibile perdita degli utenti entro la fine del 2023 “gli utenti inizieranno ad abbandonare la piattaforma perché frustrati dai problemi tecnici e dalla proliferazione di contenuti di odio o di altri argomenti sgradevoli”. Musk vuole cambiare rotta e intende sfruttare il social anche per i pagamenti digitali, per i servizi bancari e per puntare all’Intelligenza Artificiale.
Linda Yaccarino, amministratore delegato di Twitter, ha twittato: “X andrà oltre, trasformando la piazza della città globale. Creando un mercato globale per idee, beni, servizi e opportunità. Alimentato dall’intelligenza artificiale, X ci collegherà tutti in modi che stiamo appena iniziando a immaginare”. Musk in passato aveva già espresso il desiderio di utilizzare Twitter come l’app per tutto e seguire il modello WeChat, rendendo la sua azienda “ la più grande istituzione finanziaria del mondo”.
Una rivoluzione, un vero rebranding, che non ha sfruttato il capitale simbolico di Twitter. Ricordiamoci che i simboli incontrano il pubblico e si innesca un processo di encoding. Diventano prodotto mediale che subisce una decodifica con l’attribuzione di un significato. Una trasformazione che, nonostante i rischi, lascerà il segno tra numerosi dibattiti. Per ora, il primo obiettivo è stato raggiunto “Non importa che se ne parli bene o male, l’importante è che se ne parli” cosi come disse Dorian Gray, personaggio del grande Oscar Wilde.