In queste ultime settimane, tutti parlano di Fedez e dell’intervento chirurgico che ha subito. Lui e la moglie, Chiara Ferragni, hanno deciso di democratizzare il loro privato, esternando le loro emozioni e non nascondendo la loro preoccupazione.
Fedez, Ferragni e i loro bambini sono seguitissimi, perché gli utenti si rivedono nelle loro storie e si identificano nella loro quotidianità. I social, come ha scritto il sociologo Castells, sono il luogo della democratizzazione del privato, dell’autorappresentazione, dell’autonarrazione, dell’autocomunicazione di massa, dove si realizza la proiezione che ciascuno vuole dare di se stesso agli altri ed anche il luogo per eccellenza dove gli altri attraverso il loro gradimento ci ridefiniscono.
I Ferragnez anche questa volta hanno deciso di comunicare con i follower nel loro stile. Inizialmente, Fedez, attraverso diverse storie su Instagram, ha spiegato, a quanti lo seguono, di aver scoperto casualmente un grave problema di salute. Dopo qualche giorno, ha rivelato di avere un raro tumore al pancreas. Ha informato i suoi follower, passo dopo passo, mostrando loro quello che gli stava accadendo e, dopo l’intervento, ha pubblicato una foto con la cicatrice in primo piano. Voleva sicuramente rassicurare tutti sulle sue condizioni e lanciare un messaggio di speranza a quelle persone che si trovano a fare i conti con un nemico pericoloso quale può essere il tumore neuroendocrino. Il Corriere della Sera ha scritto che una diagnosi precoce può salvare la vita e Fedez ha desiderato manifestare la sua felicità per aver superato questa fase delicatissima e inaspettata della sua esistenza.
Come era prevedibile è stato criticato e hanno scritto molte cattiverie sul suo conto. Purtroppo, si sa la rete è piena di Hater e Fedez e la moglie, Chiara Ferragni, sono un facile bersaglio. L’ identikit perfetto dell’odiatore seriale vede come protagonisti le persone normali nella vita, che sul web si trasformano. I meno pericolosi, i trolls, coloro che provano gusto a disseminare dissenso, attaccare un’idea o una persona e si lanciano con commenti provocatori, nella speranza che la vittima risponda e così si apra un dibattito all’insegna dell’animosità. I più pericolosi sono i five stars hater, gli odiatori a cinque stelle, coloro che non vogliono solo irritare o offendere, ma intendono scatenare gli istinti più bassi degli interlocutori e cosi minare le fondamenta della società, avvelenare la società, generare odio, razzismo, misoginia e discriminazione.
Oggi si parla addirittura di Hate Speech che è un termine inglese che identifica il “discorso d’odio”, “incitamento all’odio”, per identificare ogni tipo di comunicazione che aggredisce o si avvale di un linguaggio discriminatorio rivolto a un gruppo, o ad una singola persona, in base alla loro religione, etnia, nazionalità, sesso o altro fattore di identità. Non ho mai apprezzato le polemiche su Fedez e Chiara Ferragni, perché i loro annunci sono sempre stati forti, diretti e incisivi, soprattutto durante la pandemia. D’altronde gli influencer si chiamano influencer perché attraverso i loro messaggi su Instangram riescono a convincere con le loro parole, e con una potente capacità comunicativa, tutte le persone che li seguono.
In questa circostanza gli attacchi nei suoi confronti mi sono parsi ingiusti e privi rispetto nei confronti di un giovane di 32 anni, padre di due bambini che hanno il diritto di crescere con il loro papà. Una famiglia che viene colpita dalla malattia, merita la giusta considerazione e in molti hanno perso un’occasione per tacere e nascondere le loro miserie umane.
Quando si mostra la malattia ci sono sempre coloro che la ritengono intima e privata, ma ognuno di noi può affrontare il suo dolore come ritiene opportuno anche condividendolo sui social.
Una giornalista ha scritto che ci sono differenze nel valutare le cartelle cliniche delle persone, perché per esempio tutti abbiamo accolto con affetto Gianluca Vialli, campione di calcio, che ha raccontato la sua storia, la sua sofferenza e il suo attaccamento alla vita.
Vialli ci ha spiegato quello che stava vivendo, attimo dopo attimo, e nessuno ha trovato da ridire. Abbiamo sentito tantissime storie di tumori e tantissime persone ci hanno lasciato e altre sono in vita che hanno narrato quelli che sono stati miracoli della scienza.
Fedez ha invitato la gente a non sottovalutare i campanelli d’allarme che arrivano dal nostro corpo e ha cercato di convincere le persone a fare prevenzione. E allora perché distruggerlo e offenderlo?
Ecco, possiamo essere d’accordo o non d’accordo con il comportamento di Fedez, resta il fatto che nessuno può condannare le decisioni altrui e non può giudicarle. Io sto dalla parte di Fedez lui ha scelto di raccontare questo momento difficile così come ha sempre raccontato i momenti belli, perché questi i nuovi linguaggi e i nuovi codici della comunicazione che possono piacere o non piacere, ma la libertà consiste nell’esprimere se stessi senza sentirsi condizionati dal parere degli altri. Io auguro a Fedez di stare bene e di continuare con le sue storie a diffondere valori importanti.