Natale è la stagione delle celebrazioni. Quest’anno il Natale, però, è un po’ insipido, forse anche un po’ amaro. Il clima spensierato e gioioso è un po’ frenato. Le luminarie, per quanto brillino sui balconi, sono un po’ spente. Ma ci rimane il senso tradizionale, quell’atmosfera un po’ magica, nella notte silenziosa, quella serenità che crea la scena della natività, che molti, per tradizione, riproducono con presepi piccoli o grandi e che vengono addolcite dalle luci tenui e calde. Le scene della nascita di Gesù si ispirano ai vangeli di Luca e Matteo. Gli episodi principali sono la nascita in povertà, tradizionalmente nella mangiatoia di una stalla poiché non avevano trovato posto in un albergo; l’adorazione dei pastori, la parte più emarginata del popolo d’Israele e la visita dei Magi che, seguendo la stella cometa, sono giunti dall’oriente e che manifestano la loro fede in Gesù Bambino. La nascita di Gesù è da sempre uno dei soggetti principali nell’arte cristiana sin dal IV secolo. In queste opere la scena è ambientata in una grotta con Maria distesa come una puerpera, Giuseppe in un angolo e gli angeli che annunciano la novella ai pastori e a volte è possibile intravedere anche i Magi in lontananza. Il Bambino, che costituisce il centro della scena, è avvolto in fasce, deposto in una culla che sembra un sarcofago, quasi a presagire la sua morte e resurrezione.
A partire dal XIV secolo, le scene della nascita di Gesù hanno iniziato ad enfatizzare la sua umiltà e la tenerezza della sua figura. E anche le figure dei Magi iniziano ad avere un ruolo molto importante, probabilmente perché, durante questo periodo di cambiamenti sociali e intellettuali, la figura del saggio diventa un’aggiunta rilevante. A Gentile da Fabriano fu commissionata una pala da Palla Strozzi, l’uomo più ricco di Firenze, raffigurante “L’Adorazione dei Magi” (1423), per la sua cappella nella sagrestia di Santa Trinità. Questo soggetto narrativo era inusuale per una pala d’altare e di uno splendore senza precedenti. Il tema e gli indumenti meravigliosi erano appropriati per il luogo di destinazione, poiché era dove i clero si vestiva per portare il Corpo di Cristo all’altare. La cornice richiama la pala della famiglia Strozzi per Santa Maria Novella. I timpani a destra e a sinistra circondano i rosoni rappresentanti l’Annunciazione, mentre nel timpano centrale un Dio con sembianze giovanili benedice la scena. Nella predella, La Natività, la Fuga in Egitto e la Presentazione al tempio appaiono come una striscia continua. La vita che prolifera negli ornamenti arriva al culmine nei fiori e frutti dipinti che esplodono dalle aperture gotiche della cornice e sembrano addirittura crescere sopra all’oro stesso. Le tre piccole scene negli archi del pannello principale enfatizzano il viaggio dei Magi e del loro seguito a Betlemme. Nell’arco di sinistra i Magi guardano la stella dalla cima della montagna, mentre davanti a loro è visibile un mare ondoso, con navi che aspettano vicino alla costa. Su quello di centro i Magi arrivano ai cancelli aperti di Gerusalemme. Infine, su quello di destra stanno per entrare a Betlemme. Solo nella scena in primo piano si vede che sono arrivati a destinazione, con la grotta di Betlemme, il bue, l’asino e la mangiatoia, la capanna e la famiglia. Vestito in abiti splendidi, il Magio più anziano si prostra davanti al Bambino e tiene la corona di lato, il secondo si inginocchia e solleva la corona, il più giovane, che aspetta il suo turno, invece, indossa ancora la corona. I partecipanti affollano la scena: alcuni trattengono i cavalli, altri giocano con le scimmie e i leopardi, altri rilasciano i falchi per attaccare i volatili. In lontananza si vedono fattorie, case e vigneti. Tutto è rappresentato con una delicatezza scrupolosa. I partecipanti irriverenti ci scambiano occhiate e scherzi di fronte alla scena oppure osservano le lotte degli uccelli. Due levatrici esaminano i regali per appurarne il valore. Mentre le scimmie incatenate fanno confusione, il bue, in contrasto, guarda pazientemente il Cristo Bambino e, sopra all’aureola di uno dei re, spunta la testa dell’asino che fissa la scena con occhi enormi e, con le orecchie tese, ascolta gli insoliti suoni.
“L’Adorazione dei Magi” (inizio del 1470) di Sandro Botticelli, dipinto per un eccentrico mercante fiorentino, Gaspare Lama, fu piazzato un altare a Santa Maria Novella. Il soggetto è molto comune nel tardo Quattrocento e Botticelli stesso lo aveva già dipinto almeno sette volte. I Medici appartenevano ad una Compagnia dei Magi e come tradizione la famiglia è presente con il ruolo di Magi in questo pannello. Un Cosimo anziano, che era morto nel 1464, prima che questo il dipinto venisse realizzato, è identificabile nel ruolo del Magio più anziano, inginocchiato davanti al Cristo Bambino. Questo Magio tiene il piede di Gesù e copre con un velo che viene da dietro le sue spalle e che è simile al velo indossato dai preti per la Benedizione del Sacramento a ricordo di quando il prete mostra il Corpo di cristo ai fedeli sotto forma di ostia; così anche qui, il Cristo Bambino è mostrato per la prima volta alla folla di fedeli. Durante il Corpus Christi, l’Eucarestia era portato in processione solenne da Santa Maria Novella passando dall’altare sul quale Botticelli aveva posizionato il dipinto e arrivava al Duomo. Il dipinto di Botticelli diventa quindi una perpetuazione di questo evento annuale, al quale i Medici prendevano parte e che quindi associava un significato politico a quello religioso. La scena è stata concepita in frontale: un’innovazione per l’epoca, giacché tradizionalmente la scena prima di questa era rappresentata con la Famiglia al lato e mostrata di profilo. La scena della natività è dunque centrale e rialzata rispetto al resto del dipinto. La capanna è sorretta da alcuni tronchi e da un angolo di un edificio distrutto e sullo sfondo sono visibili le rovine di un tempio che alludono alla caduta del mondo pagano provocata dalla venuta di Cristo sulla terra. Questa tavola offre a Botticelli il pretesto per l’esaltazione dinastica dei Medici, dei quali sono presenti una serie di ritratti. Quello di Cosimo, già citato, del figlio Giovanni che si rivolge al fratello Piero il Gottoso, il quale è vestito di rosso. La presenza di questi personaggi dinnanzi alla Madonna sono di uso prettamente dinastico, visto che erano tutti già morti al momento della composizione. A destra è visibile Lorenzo il Magnifico, figlio di Piero, pensoso in veste nera. A sinistra sono visibili Giuliano, il fratello di Lorenzo, e il poeta Poliziano che si poggia confidente sulla spalla del ragazzo. Accanto a loro, il filosofo Pico della Mirandola. Il giovane uomo vestito con abiti dorati che guarda direttamente allo spettatore è Sandro Botticelli stesso immortalato in un autoritratto.
La “Natività” di Caravaggio (1609), una delle più belle Natività della storia dell’arte è un olio su tela, ma non si sa dove si trovi, essendo stata trafugata nel 1969 dalla chiesa di San Lorenzo a Palermo. Il quadro fu realizzato durante il brevissimo soggiorno di Caravaggio a Palermo, commissionato nel 1609 dalle compagnie dei Cordiglieri e dei Bardigli. Nel dipinto è raffigurata la Natività con un tale realismo che la rende quasi palpabile: siamo quasi davvero invitati ad assistere a questo evento straordinario e santo. Ogni personaggio è rappresentato in un atteggiamento naturale e spontaneo. Giuseppe, avvolto in un manto verde, ci dà le spalle. La figura a sinistra è San Lorenzo. La Madonna, con le sembianze di una donna comune, ha un aspetto malinconico, addolcito dallo sguardo premuroso verso il Bambino, simbolo del presagio della fine del figlio, che è posto su un giaciglio di paglia. Mentre l’asino si intravede poco, la testa del bue è assolutamente visibile. Sopra al bambino, un angelo planante osserva la scena ed è il simbolo della Gloria Divina. Il gioco di colori e luci che è dominante in questa fase creativa dell’artista conferisce quella drammaticità e quella santità che caratterizzano la scena della nascita di Gesù.
È Natale e Natale è la nascita di Gesù. È quell’atmosfera dorata, tranquilla, gioiosa e santa è nell’aria, anche in un Natale così strano. La ricreiamo con il presepe o con lo spirito che abbiamo dentro. Nel frattempo, ritroviamo lo spirito giusto, se lo abbiamo perso in questi giorni, attraverso la magnificenza delle opere d’arte.
Buon Natale a tutti noi.