In questi ultimi giorni si continua a parlare del Jova Beach Party, giunto alla sua seconda edizione, che si conferma un evento importantissimo per continuare a parlare di ambiente. Io ho avuto il piacere di conoscere Lorenzo Cherubini, in arte Jovanotti, e di intervistarlo per la tv nazionale Video Music. Ho sempre apprezzato questo artista per le sue doti di grande comunicatore e i suoi testi veicolano sempre messaggi sociali significativi. Nonostante i tanti anni di carriera continua ad essere seguito e amato da giovani e meno giovani e io stesso ascolto volentieri, e quando posso canto (da solo), le sue canzoni. La sua musica interpreta un linguaggio universale e quindi perché non metterla a disposizione di una buona causa.
La Generazione Z mostra grande preoccupazione per il futuro della Terra e sono tanti i ragazzi che ritengono necessario affrontare le problematiche ambientali. Jovanotti si è ritrovato nelle diverse spiagge d’Italia con migliaia di giovani e il tema della sostenibilità ha ottenuto grande risalto. La natura va amata e rispettata e le iniziative sono state tante: dalla pulizia delle spiagge alla formazione attraverso corsi e workshop organizzati proprio per gli studenti. Insomma, il messaggio è chiaro: evitare gli sprechi d’acqua, preferire la bicicletta alla macchina e puntare alla raccolta differenziata dei rifiuti.
Agli esordi del ventunesimo secolo De Kerkhove sottolineava la necessità una metamorfosi profonda del modo in cui le persone percepiscono il mondo, una sensibilità per comprendere e sostenere l’altro. Nella società digitalizzata si stanno realizzando delle interdipendenze sempre più forti, interconnessioni più estese come effetto delle dinamiche indotte dai processi di globalizzazione (economica, tecnologica, politica), mentre la disintermediazione in atto stimola la crescita di spinte individualistiche sempre più marcate non canalizzate dalle politiche di governo, spesso inadeguate rispetto alle sfide che la globalizzazione genera. Tante volte il sociologo Zygmunt Bauman ha parlato di società liquida. Proprio nella nostra società liquido-moderna, l’industria dello sgombero/sostituzione/smaltimento/evacuazione è una delle poche attività commerciali a cui è garantita una crescita continua e che è immune dalle stranezze dei mercati di consumo (…) l’eccesso e lo spreco sono i più fedeli, anzi, gli inseparabili compagni di viaggio dell’economia consumistica, destinati a restare uniti finché la morte (di entrambi) non li separi. Una società di iper consumatori con grandi aspettative di qualità della vita avviluppati nella compulsione al consumo e cecità nel non vedere come gli scarti generati dalla società dei consumi abbassino la qualità della vita di tutti.
L’urbanizzazione e lo sviluppo economico degli anni Sessanta, le prime crisi ambientali degli anni Settanta e le forti e in alcuni casi violente contrapposizioni politiche di quegli anni, rappresentano il terreno nel quale crescono le prime istanze ambientaliste che trovano sistematizzazione nella nascita di associazioni volontarie su base transnazionale per cercare di mobilitare sui temi della salvaguardia ambientale. La presa di consapevolezza della politica, almeno di una parte di essa, ha dato vita anche a partiti politici, i verdi, che in Europa in modo particolare fanno delle istanze ambientaliste l’ossatura del proprio programma politico. Ma proprio la “politicizzazione” di queste istanze crea la prima frattura, con l’instaurarsi di una contrapposizione ideologica tra progressisti e conservatori, tra pro ambiente e pro sviluppo economico. Una frattura che non è stata superata nemmeno dalla politica sovranazionale, trattati internazionali, protocolli d’intenti, Libri verdi della UE sono rimaste per troppo tempo parole sulla carta che non sono entrate nell’agenda politica dei singoli governi. Non solo, il cambiamento stesso del linguaggio comunicativo, la pervasività dei mezzi di comunicazione, la trasformazione degli individui da consumatori a iperconsumatori, ha trasformato anche il modo in cui si fa divulgazione scientifica. La ricerca di un linguaggio sempre più veloce, il bisogno a fini commerciali/pubblicitari di catalizzare l’attenzione del pubblico, ha modificato il modo di costruire la comunicazione ambientale e sociale. Secondo un’indagine IPSOS registrata in Italia nell’ ottobre 2020, il 72% degli intervistati ritiene il Recovery Fund importante per un rilancio green dell’economia all’insegna della circolarità, della sostenibilità e della lotta alla crisi climatica.
Per quanto riguarda il ruolo giocato dall’Europa nell’indirizzare l’Italia verso uno sviluppo sostenibile, sia dal punto di vista ambientale che sociale, il 61% dei cittadini intervistati ne riconosce un ruolo importante; mentre il Green Deal europeo è ancora poco conosciuto visto che solo il 42% ne ha un’opinione positiva. Nell’era della comunicazione la prospettiva dell’agire comunicativo è totalmente mutata. Si è instaurata una relazione multilaterale e complessa, dove la comunicazione ha acquisito sempre più potere e un’esposizione sempre maggiore. Imprese e istituzioni sono costantemente online, la partecipazione innesca un meccanismo di confronto continuo e esposizione smisurata. La relazione tra cittadino e istituzioni è al centro di ogni azione in questa nuova dimensione della comunicazione. Il modello di relazione prevalente coincide con quello della condivisione in Rete.
La guerra in Ucraina non sta favorendo la risoluzione dei problemi legati ai cambiamenti climatici e si procede lentamente al raggiungimento degli obiettivi dell’Agenda 2030. Io continuo a sostenere lo sviluppo sostenibile e partecipo a numerose campagne di sensibilizzazione. La comunicazione è il fondamento dell’agire sociale ed è giusto continuare ad informare le persone sui grandi rischi legati ai cambiamenti climatici. Papa Francesco si è speso tantissimo per porre all’attenzione dei Grandi della Terra l’emergenza climatica e sempre più spesso lancia messaggi di considerevole interesse che andrebbero ascoltati: “Coltivare e custodire il creato è un’indicazione di Dio data non solo all’inizio della storia, ma a ciascuno di noi; è parte del suo progetto; vuol dire far crescere il mondo con responsabilità, trasformarlo perché sia un giardino, un luogo abitabile per tutti”. E allora prendiamo consapevolezza dei problemi del nostro pianeta e cerchiamo di rispettare i luoghi in cui ci troviamo, per lasciare alle nuove generazioni un mondo migliore e più felice.