Esiste una frattura sempre più netta tra il mondo degli adulti e i giovani millennials sia nel modo in cui vengono percepiti gli impatti della tecnologia e della digitalizzazione sulle proprie vite che nelle scelte operate nell’utilizzo delle piattaforme digitali. I dati mostrano come per i giovani non vi sia più distinzione tra online e offline.
I preadolescenti e gli adolescenti in rete ormai “vetrinizzano” ogni momento della loro vita. Il modo di avvicinarsi ai social delle nuove generazioni dimostra le complessità e le difficoltà della vita sociale dei ragazzi sul web, le loro insicurezze e le loro fragilità. Seguono i loro idoli sui social network e tentano di comportarsi come loro e di emularli. Infatti, una delle nuove professioni è proprio quella dell’influencer o del tiktoker. Gli influencer e i tiktoker sono sempre più presenti nella vita dei giovani ed emerge un processo di costruzione identitaria del tutto nuova che serve a dare di sé stessi un’immagine capace di ottenere un enorme gradimento. Purtroppo, in questi giorni, c’è una notizia che sta facendo molto discutere. Un influencer è morto subito dopo aver trasmesso una live streaming, bevendo alcol sulla versione cinese di TikTok.
“Sanqiange” (o “Fratello Tremila”), così si chiamava, è deceduto qualche ora dopo aver fatto la sua diretta. In questa live il giovane ha iniziato a bere per partecipare ad una competizione con un collega influencer che prevedeva di bere Baijiu, uno spirito cinese con una gradazione alcolica tipica compresa tra il 30% e il 60%, come ha riportato Shangyou News. A sconvolgere sono le dichiarazioni dei suoi amici che hanno dichiarato che Sanqiange aveva deciso di partecipare ad una sfida online chiamata “PK” contro un altro influencer in diretta. A quanto pare le challenge “PK” implicano battaglie uno contro uno in cui gli influencer devono sfidarsi per ottenere premi e regali e si è discusso molto sulle possibili punizioni per il perdente, nel caso specifico, è necessario bere Baijiu. Un amico di Sanqiange, Zhao, ha dichiarato a Shangyou News: “Nell’ultima parte del video, l’ho visto finire tre bottiglie prima di iniziare con una quarta”.
La Cnn scrive che, negli ultimi anni, la live streaming del paese ha dato origine ad un’industria multimiliardaria, in cui influencer con spirito imprenditoriale fanno a gare per vendere i loro prodotti in diretta sulle piattaforme, come TikTok. Lo scorso anno, come racconta il portale Today.it, le autorità cinesi sono state costrette a vietare ai giovani di età inferiore a 16 anni di dare mance agli streamer e hanno bloccato il loro accesso dopo le 22.00. L’Amministrazione nazionale cinese per i video e la televisione e il Ministero della cultura e del turismo hanno preso una posizione abbastanza chiara, identificando “31 comportamenti scorretti da parte di livestreamer”. Ormai da diversi anni cerco di comprendere gli aspetti positivi e negativi di TIkTok diventata, in poco tempo, una delle piattaforme più amate al mondo. Le ultime statistiche evidenziano come i video su TikTok vengano visualizzati più di 1 miliardo di volte al giorno ed è di oltre 1 miliardo anche il numero di utenti attivi a livello globale. Il rapporto Social Media Trend 2022 conferma che: “La continua ascesa di TikTok è indiscutibile. La piattaforma offre una barriera d’ingresso così bassa quando si tratta di produrre contenuti video creativi e di piccole dimensioni, mentre offre l’opportunità di un’enorme portata organica e coinvolgimento”. Nonostante le innumerevoli polemiche sono tanti i preadolescenti e gli adolescenti iscritti alla piattaforma e preoccupa il loro desiderio di affidarsi alle challenge (sfide) pericolose.
Basti pensare alla Cicatrice francese, alla Sex Roulette e a tante altre sfide: Planking challenge, Bus Surfing challenge, Milk Crate challenge e potrei elencarne ancora moltissime. È in atto una mutazione nella funzione stessa che i media assolvono nella costruzione sociale dell’opinione pubblica. Il passaggio dall’era della comunicazione analogica a quella digitale ha modificato il modo in cui si generano i flussi comunicativi e il sistema di relazioni che da essi deriva. Si è ridotto lo spazio per la creazione di una cultura collettiva a favore di un consumismo “culturale”, conseguenza dello sfaldamento dei legami sociali, di contenuti sempre più mordi-e-fuggi, caratterizzati da istantaneità di fruizione. Si dà vita così a un’identità iperfluida, in continuo divenire, che si plasma per ottenere il miglior gradimento all’interno delle reti social. I fenomeni in atto ci mostrano come gli strateghi del marketing abbiano fatto proprio il concetto di crowdsourcing trasformandolo nella strategia dell’influenza. Del resto, basta osservare la segmentazione realizzata per definire il profilo degli influencer in funzione del target per comprendere quanto essi assumano, nell’era dei social media, un ruolo sempre più centrale nelle strategie di marketing delle aziende.
Luciano Floridi, professore di filosofia ed etica dell’informazione all’Università di Oxford, ha spiegato la sua idea di media education che viene intrapresa a casa e continua in ogni ambiente onlife. Gli adulti devono accompagnare i giovani nell’universo online e offline e sostenerli nell’ era degli algoritmi e dell’intelligenza artificiale. I grandi devono proteggersi e proteggere i piccoli da quei pericoli che ancora non conoscono, devono partecipare e favorire l’unione tra le diverse generazioni. C’è una citazione che per me è molto significativa: “Dalla buona o dalla cattiva educazione della gioventù dipende un triste avvenire della società” di San Giovanni Bosco. Parole che rappresentano la speranza. Noi adulti abbiamo il dovere di consegnare ai giovani una società migliore di quella che i nostri genitori hanno garantito a noi.