In una linea perversa e crudele, i primi sei mesi di questo “annus horribilis”, consegnano alla storia una serie di sciagurati eventi del tutto inimmaginabili che hanno messo a dura prova ogni barlume di ragionevole ottimismo sul futuro e facendo venire voglia che il 2020 si concluda il prima possibile nonostante il concetto del tempo sia solamente una tenace illusione come dice la Scienza.
Nel senese, il pilota atleta paralimpico di cinquantatre anni Alex Zanardi a bordo della sua handbike promotore della corsa “Obiettivo Tricolore” organizzata dall’associazione sportiva Obiettivo 3 specializzata nella promozione di sport per disabili e in cui vede lo stesso Zanardi tra i promotori è stato travolto da un camion riportando un serio trauma cranico. Il pilota è stato trasportato nel reparto di emergenza dell’ospedale Santa Maria delle Scotte di Siena e le sue condizioni sono risultate molto gravi.
Il neuro monitoraggio mostra segni di stabilità seppur in un quadro clinico piuttosto grave. La corsa a staffetta era stata programmata dal 12 al 28 giugno, partendo dai confini con la Svizzera fino a sud a Santa Maria di Leuca e vedeva la presenza di ben cinquanta atleti paralimpici con bici e handbike passarsi in mano il testimone per le strade strette in una corsa che non era una gara, né un allenamento e nemmeno una manifestazione non agonistica e quindi non aveva l’esigenza o l’obbligo di autorizzazioni. Una idea “tra amici” che non prevedeva assembramenti e partecipazione di pubblico.
Resta lo sconcerto e la profonda amarezza che tocchi proprio al pilota atleta Alex Zanardi il prezzo più alto da pagare, proprio lui che aveva già dimostrato coraggio e ottimismo quando nel lontano 15 settembre 2001 perse le gambe a causa di un tremendo incidente all’uscita dei box del circuito al Lausitzring in Germania durante una corsa di Formula Cart.
La passione per l’automobilismo richiede quel pizzico di incoscienza da accettare e diventa condizione irresistibile solo se la si sente come imperante nel cuore e nella mente.
Alex Zanardi è diventato un simbolo proprio per non aver gettato la spugna nel momento tragico del risveglio dopo l’incidente in Germania in cui prese consapevolezza che senza le gambe ogni cosa non sarebbe più stata la stessa.
Comprese quanto la sua perseveranza avrebbe giovato per il bene di tutti quegli altri sportivi dal destino altrettanto crudele. Comprese immediatamente che la sua sarebbe diventata una vera missione di coraggio e speranza necessaria per gli altri in un prossimo cammino diverso ma vigoroso e ottimista.
Proprio per queste ragioni la sorte cieca e crudele è diventata ancora una volta un nemico che fa rabbia e che colloca anche questo fatto in un calderone odioso e fastidioso di un annus horribilis che tutti vorremmo finisse presto.
I bollettini medici parlano di una stabilità dovuta ad un corpo in forma e in salute ma certamente sarà molto difficile, nel caso riuscisse a cavarsela anche stavolta, rivedere il suo sorriso e la sua speranza in ambiti legati allo sport praticato.
Piace sentire nel cuore quanto il suo messaggio e la sua perseveranza possano restare per sempre una testimonianza attiva, un elemento di forza e di contrapposizione al destino e alla natura che sovente voltano le spalle proprio quando si percorrono sentieri ignoti e innaturali ma coerenti con quella esigenza di scoprire sempre di più alla ricerca di sensazioni e vibrazioni; il tesoro più importante di una vita troppo breve racchiusa nella tenace illusione del tempo.