Nei giorni scorsi, di fronte alla spiaggia di Suishohama a Mihama, nella prefettura giapponese di Fukui, un nuotatore sarebbe stato attaccato da un delfino. L’attacco del delfino ha provocato al nuotatore la rottura di alcune costole e diversi morsi alle mani. Poco roba viste le dimensioni e la forza di un delfino. Segno che l’animale non aveva alcuna intenzione di uccidere.
Non si sarebbe trattato di un caso isolato: un altro uomo era stato morso alle mani da un delfino pochi giorni prima. La spiaggia dove stanno avvenendo gli attacchi dei delfini è molto frequentata da locali e turisti. La polizia ha dichiarato che quest’anno ha già ricevuto 6 segnalazioni di attacchi di delfini. Le autorità hanno esortato le persone a stare lontano dai delfini: “Se li si vede, non entrare in acqua”. Anche lo scorso anno, in Giappone, si erano verificati attacchi di delfini che mordevano i bagnanti ma sempre causando lievi ferite. Non esistono casi di uomini uccisi da un delfino.
Ben diverso il caso contrario. Ogni anno, in Giappone, centinaia e centinaia di delfini vengono uccisi in quello che viene presentato come un rituale “tradizionale”. A marzo, nella baia di Taiji, piccola cittadina giapponese diventata tristemente famosa solo per questa consuetudine, le acque si tingono di rosso. Centinaia di delfini vengono inseguiti, spinti nell’insenatura e poi massacrati in un bagno di sangue che, ogni anno, fa rabbrividire gli ambientalisti. Ma non i giornalisti.
Cacciati per la loro carne, i delfini sono da sempre vittime innocenti dei giapponesi che ne vanno ghiotti.
“Stimiamo che 547 delfini siano stati massacrati, mentre 140 catturati. Molti altri potrebbero essere morti, ma il loro numero non è mai registrato”, ha detto lo scorso anno Ric O’Barry, fondatore di Dolphin Project, una onlus da sempre impegnata contro lo sterminio dei delfini che ogni anno viene documentato a Taiji. “In questa stagione – continua – c’erano un totale di 46 baie rosse, dove i delfini vengono massacrati o fatti prigionieri”.
Coinvolte in quella che sembra una mattanza moderna (della tradizionale caccia al tonno siciliana però ha tutti i lati negativi e nessuno di quelli positivi) sarebbero almeno sei specie di delfini. Tra gli aspetti peggiori il fatto che si tratta di caccia non selettiva: vengono ammazzati tutti gli animali. Tra questi molti animali giovani, a volte anche giovanissimi. Oltre ai delfini sarebbero state uccise anche delle balene.
Tutti mammiferi. Tutti animali “superiori”. Tutti sottoposti a maltrattamenti che farebbero sembrare la corrida o altre pratiche tradizionali una cosa da niente. Ma quelle sono state messe al bando. La strage di delfini in Giappone, invece, no.
Nel corso degli anni, Dolphin Project ha documentato, durante la selezione, la separazione dei cuccioli ancora allattati dalle loro madri. I giovani delfini sono stati scaricati in mare senza la protezione del resto del branco. Nel caso di giovani delfini lasciati a se stessi, le loro possibilità di sopravvivenza sono estremamente ridotte poiché non possono essere più allattati dalle loro madri. Queste morti non vengono conteggiate nei contingenti di pesca”.
Ma di tutto questo, i giornalisti non parlano, né quelli giapponesi né quelli occidentali. Se invece un uomo viene attaccato in mare da un delfino, ecco che compaiono i titoli a sei colonne. Persino al capo opposto del pianeta.
Sembra quasi di rivedere alla vicenda dell’orsa in Trentino. Anzi degli orsi, c’è anche l’orso Mj5. Per entrambi, il Consiglio di Stato ha deciso definitivamente che non verranno abbattuti, ma solo trasferiti. Il fatto che sia stato dimostrato che non era stata l’orsa Jj4 ad uccidere l’escursionista non è bastato. L’odio di chi vedeva e vede questi animali solo come cibo da sventolare come dimostrazione del proprio potere illimitato sulla natura ha spinto il politico di turno a commentare la notizia dicendo che la vita di un animale è stata considerata più importante di quella di un uomo. Anche della decisione del Consiglio di Stato i media non hanno parlato. Eppure, non più tardi di qualche mese fa, questa notizia ha riempito le prime pagine di tg e giornali per settimane.
In Giappone è lo stesso. Quando è l’uomo che uccide centinaia di delfini, così tanti che per ore, a volte per giorni, il mare si colora di rosso sangue, nessuno parla. Ma se un delfino colpisce un uomo (peraltro le cause dell’evento non sono mai state chiarite, ma di certo il tursiope non voleva uccidere l’uomo che non avrebbe avuto scampo) ecco che i giornali lo sbattono in prima pagina. Come se improvvisamente si fossero ricordati di una cosa. Quale? Che l’uomo, spesso, pensa di essere il padrone della natura. E se qualcuno o qualcosa dimostrano che non è così, ecco che scoppia lo scandalo.
È l’errore più grave mai commesso: l’uomo NON è padrone del pianeta Terra, lo sarà solo in parte, una piccola parte che, anno dopo anno, continua a causare danni all’ambiente e al proprio habitat…e agli animali, cominciando dai delfini.