Da oltre un anno, la maggior parte dei paesi occidentali fanno a gara a chi “regala” più armi all’Ucraina invasa dalla Russia. Secondo la BBC finora le armi inviate dagli “alleati” ammonterebbero a oltre 46 miliardi di dollari, dai mitragliatori ai missili terra-aria passando per i carri armati. Tutto questo potrebbe finire nelle mani della criminalità organizzata. Negli USA che hanno stanziato decine di miliardi di dollari per questo scopo, in molti ormai si chiedono se tutti questi fondi non avrebbero potuto essere spesi in modo più razionale. Stessa cosa in Europa, dove la presidente della Commissione Europea ha proposto addirittura di utilizzare i fondi del PNRR, stanziati per aiutare i paesi dell’UE a riprendersi dalla pandemia, per produrre nuove armi da inviare agli ucraini.
La quantità di armi e armamenti finora inviata in Ucraina è spaventosa. Tanto che in molti ha sollevato seri dubbi sulle possibili conseguenze. In una recente intervista al giornale Newsweek, un comandante israeliano ha espresso profonda preoccupazione circa la destinazione finale di queste armi: “Vediamo i segni, e questo è molto, molto preoccupante”, “È davvero difficile costruire il quadro, ma vediamo i segni”. Secondo l’ufficiale dell’IDF, sarebbe in atto un contrabbando dal Mar Nero al Mar Mediterraneo. Lungo questa rotta viaggerebbe una quantità spaventosa di armi e armamenti di contrabbando. Ad esempio, i missili anticarro Javelin immessi sul mercato nero dalle forze paramilitari ucraine. Ad essere messe in vendita anche le armi sequestrate alle forze armate russe o filorusse. Armi pericolose che secondo i funzionari potrebbero finire nelle mani sbagliate. Gli israeliani sostengono che potrebbero arrivare fino in Iran: “Possono ricercare le capacità e poi imparare a produrle. Mi riferisco in particolare all’Iran”, ha detto l’ufficiale. “Siamo molto preoccupati che alcune di queste armi possano cadere nelle mani di Hezbollah e Hamas”.
Subito dopo l’avvio del conflitto in Ucraina e della decisione di cominciare a mandare armi e armamenti per difendersi dai russi, apparve chiaro che il contrabbando di armi era un rischio concreto. A marzo dello scorso anno, fu il think-tank statunitense Stimson Center a lanciare l’allarme: “Mentre la risposta per fornire più armi all’Ucraina è comprensibile …, sarebbe prudente considerare le implicazioni immediate e a lungo termine per la sicurezza”. “Abbiamo visto più e più volte come le armi volte ad aiutare un alleato in un conflitto hanno trovato la loro strada verso le prime linee di campi di battaglia imprevisti, spesso nelle mani di gruppi in contrasto con gli interessi degli Stati Uniti o quelli dei civili”, disse con particolare riferimento alle armi leggere.
Questi “commerci” che non sono una novità per l’Ucraina. Dopo il crollo dell’Unione Sovietica, molte armi accumulate in Ucraina sono state spedite in zone di conflitto in tutto il mondo. Secondo lo Small Arms Survey (SAS) dell’Istituto di studi internazionali e sullo sviluppo con sede a Ginevra, tra il 2013 e il 2015 sarebbero state 300.000 le armi leggere rubate o perse. E da allora solo 4.000 sarebbero state recuperate. Con conseguenze facilmente immaginabili. Ora, secondo il SAS, invece che essere spedite all’estero (come nel 1990), buona parte di queste armi sarebbe finita sul mercato nero interno dell’Ucraina. “Il conflitto irrisolto nella parte orientale del paese e l’ansia generale per le condizioni di sicurezza locali” potrebbero spiegare l’aumento della domanda di armi tra la gente comune, ha dichiarato Matt Schroeder, ricercatore presso il SAS. “Raccogliere queste armi e smaltirle correttamente sarebbe una sfida travolgente per qualsiasi governo, per non parlare di uno che sta ancora combattendo una minaccia esistenziale”, ha aggiunto.
Un problema sollevato da molti. Anche ai paesi occidentali. Già prima dell’attuale conflitto, nel 2020, un ispettore dell’esercito americano aveva messo in discussione il livello di sorveglianza delle armi in Ucraina. Annie Shiel del Center for Civilian in Conflict (Civic) ha denunciato “pochissima trasparenza su quali misure di mitigazione o monitoraggio del rischio hanno preso gli Stati Uniti e altri paesi che inviano armi in Ucraina, se ce ne sono … per garantire la protezione dei civili”. Altri esperti hanno detto che seguire le armi attraverso le zone di conflitto è quasi impossibile.
“È un’illusione pensare che in un contesto di guerra si possa effettivamente avere il controllo delle armi lì. Sappiamo che molte armi non torneranno alle forze ufficiali, ma rimarranno nella regione per molti anni”, ha detto Nils Duquet. “Guardate la Jugoslavia… queste armi vengono ancora contrabbandate in tutte le parti d’Europa”, ha aggiunto.
Qualcosa del genere potrebbe avvenire in Ucraina. A parlarne, lo scorso anno, anche l’Interpol. Jürgen Stock ha avvertito che, terminato il conflitto, un’ondata di armi e armi pesanti inonderà il mercato internazionale. Per questo motivo, ha esortato gli stati membri dell’Interpol (in particolare quelli che continuano a fornire armi e armamenti all’Ucraina) a cooperare al tracciamento delle armi. “Una volta che le armi tacciono [in Ucraina], arriveranno le armi illegali. Lo sappiamo da molti altri teatri di conflitto. I criminali si stanno ancora concentrando su di loro”, ha detto Stock. “I gruppi criminali cercano di sfruttare queste situazioni caotiche e la disponibilità di armi, anche quelle usate dai militari e comprese le armi pesanti. Queste saranno disponibili sul mercato criminale e creeranno una sfida. Nessun paese o regione può affrontarla da solo perché questi gruppi operano a livello globale”.
A luglio 2022, anche Europol aveva detto qualcosa di simile: “Una potenziale minaccia osservata nelle zone di guerra in passato è che le armi da fuoco possono cadere nelle mani sbagliate”. “Per quanto riguarda la guerra in Ucraina, Europol ha avvertito che la proliferazione di armi da fuoco ed esplosivi in Ucraina potrebbe portare a un aumento delle armi da fuoco e delle munizioni trafficate nell’UE attraverso rotte di contrabbando stabilite o piattaforme online. Questa minaccia potrebbe anche essere maggiore una volta che il conflitto sarà finito”.
Esiste un rischio concreto che armi di “fascia alta” del valore di decine e decine di miliardi di dollari, inviate (e pagate) dagli “alleati” (che tali non dovrebbero essere visto che ufficialmente non sono mai entrati nel conflitto) occidentali possano finire nelle mani sbagliate.