Il 22 Dicembre è una data importantissima per l’Italia. Ma agli italiani non sembra importare.
Ieri era il 22 Dicembre. Una data importantissima per l’Italia. E per gli italiani. Presi dalla corsa per gli ultimi acquisti prima del lockdown imposto dall’ultimo DPCM e dalle beghe per l’approvazione della Legge di bilancio con le solite polemiche e i ricatti di questo o quel partito, però, nessuno lo ha notato. Eppure il 22 Dicembre è una data che ha cambiato la storia dell’Italia: quel giorno, nel 1947, venne approvata ufficialmente la Costituzione.
Un evento doppiamente importante visto il momento storico che vede l’Italia governata a colpi di DPCM, misure adottate dal governo senza passare dal Parlamento, organo legislativo sovrano. Un momento in cui gli attacchi alla legge sulla quale si posano le basi della convivenza di tutti gli italiani sono sempre più frequenti.
A differenza dei DPCM oggi tanto di moda, il cammino che portò all’approvazione della Costituzione fu lungo e complesso. Dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale, l’Italia si trovò a dover decidere come organizzarsi istituzionalmente. Il 2 Giugno 1946 si tennero le prime elezioni dal 1924. E per la prima volta a decidere vennero chiamati tutti gli italiani maggiorenni. Il voto avvenne con suffragio universale: uomini e donne, senza discriminazioni.
Il referendum (unico strumento di democrazia diretta rimasto) chiese agli italiani di decidere come gestire la cosa pubblica. La scelta fu netta: il popolo scelse la forma di repubblica e non più un regime monarchico. Subito dopo, all’Assemblea Costituente, organo legislativo eletto dai cittadini italiani formato da 556 membri, venne conferito l’incarico di scrivere le regole della nuova “res pubblica”. Il gruppo dei parlamentari era molto esteso e ampio, con gruppi di idee politiche estremamente diverse, ma di livello elevato (specie per i tempi: basti pensare che quasi il 95% dei membri erano laureati). Scarsa invece la rappresentanza del sesso femminile (per quella si dovrà attendere ancora molti anni).
I lavori dell’Assemblea Costituente durarono più del previsto: lo scontro tra le diverse ideologie (erano i tempi in cui i Partiti – quelli con la P maiuscola – non ruotavano intorno a questo o quel personaggio di turno, ma su ideali e ideologie ben delineate e chiare) richiese uno sforzo non indifferente e furono necessari non uno ma ben tre rinvii della data di scadenza prevista per giungere ad un documento condiviso. Per predisporre questo documento, l’Assemblea nominò al proprio interno una Commissione per la Costituzione, composta da 75 membri che furono incaricati di preparare gli articoli della Costituzione. La Commissione si divise in tre sottocommissioni: alla prima fu dato il compito di redigere la parte riguardante “diritti e doveri dei cittadini”, alla seconda di curare l’ “organizzazione costituzionale dello Stato” e alla terza di occuparsi dei “rapporti economici e sociali”.
Ma la scrittura vera e propria degli articoli venne affidata ad un altro gruppo, ancora più ristretto, definito Comitato di Redazione (o Comitato dei Diciotto visto che era composto da diciotto persone) al quale non venne permesso neanche di uscire dalla sede dove si trovava fino a quando non avesse completato il proprio lavoro. I lavori vennero completati nei primi mesi del 2017 e il 4 Marzo iniziò il dibattito del testo in aula. Un percorso lungo e difficile ma condiviso, che coinvolse tutti i partiti (i tre gruppi incaricati di scrivere la Costituzione erano guidati ciascuno da rappresentanti dei tre partiti che avevano ricevuto più voti alle elezioni appena svolte) e che richiese molto tempo. Alla fine il 22 Dicembre 1947, il Capo dello Stato, Enrico De Nicola (eletto, il 28 Giugno 1946, dall’Assemblea Costituente, come Capo provvisorio dello Stato, con 396 voti su 501), firmò la Costituzione Italiana (venne pubblicata sulla Gazzetta Ufficiale del 27 Dicembre, ma entrò in vigore solo l’1 gennaio 1948).
Anche allora c’era l’urgenza di dotare il paese di leggi. E anche allora le emergenze non mancavano. L’Italia era devastata, sia fisicamente che economicamente e socialmente, dalla Seconda Guerra Mondiale. Eppure a nessuno, neanche per un istante, venne in mente di decidere arbitrariamente, senza coinvolgere gli altri e, soprattutto, esautorando il Parlamento dalle sue funzioni istituzionali. Funzioni importanti come dimostra il fatto che da febbraio a Dicembre del 1947, il dibattito in aula portò a numerosi cambiamenti e modifiche, talvolta anche rilevanti, del documento originario. Solo il 22 Dicembre si giunse ad un testo condiviso dalla maggioranza e la Costituzione Italiana venne approvata (con 458 voti favorevoli e 62 contrari). Aspetto degno di nota il fatto che nessuno dei votanti si astenne: nessuno dei presenti venne meno al mandato ricevuto dagli elettori.
Dopo quella data il documento è rimasto invariato per decenni. Secondo alcuni studiosi ciò deriverebbe dal fatto che la Costituzione è “scritta”, “rigida”, “votata” e “lunga”. “Scritta” è un chiaro riferimento al fatto che non prevede il prevalere di un solo potere o di una ideologia, ma è basata sui diritti dell’uomo e del cittadino in quanto tale. È poi “votata”, ovvero condivisa e rispetta dalla maggioranza dei partiti politici. E proprio per questo è “lunga”, duratura. Tanto da apparire “rigida”: modificarla richiede, infatti, un percorso legislativo complesso, che prevede una maggioranza ben più larga di quella richiesta per modificare le leggi ordinarie.
Forse è per questo che, per molto tempo, questo documento è rimasto invariato. Solo ne 1963 si pensò di apportare la prima modifica. Ma si trattava di riforme più di dettaglio che di sostanza. I veri cambiamenti sono molto più recenti: dal 1999, sono state approvate almeno 9 diverse leggi di modifica della costituzione (tra le quali quelle del 2012 durante il governo “tecnico” di Monti…).
Da allora non ci si è più fermati. Anche oggi si parla di nuovo di apportare modifiche sostanziali alla legge più importante. Cambiamenti che potrebbero minare le fondamenta sulle quali si basavano gli ideali e i concetti stessi alla base del lavoro svolto dai Padri Costituenti. Ma forse, a pensarci bene, è proprio questo il motivo per cui, ieri, della ricorrenza del 22 Dicembre 1947, non ne ha parlato quasi nessuno.