In questi giorni, gli occhi di tutto il mondo sono puntati su ciò che sta avvenendo in Ucraina. Tutti parlano di guerra (la presidente della Commissione Von der Leyern ha detto che l’UE potrebbe finanziare l’acquisto di armi, senza però specificare se per usarle, per prepararsi alla difesa o per “regalarle” all’Ucraina). Pochi parlano dei motivi che hanno portato a questo punto. E di certo nessuno si prende la briga di analizzare aspetti noti da anni ma dei quali, finora, si è preferito non parlare. L’Ucraina non è nota solo per i gasdotti o per la Nuova Via della Seta, la linea ferroviaria che va dalla Cina alla Spagna passando proprio per l’Ucraina. É famosa anche per il numero impressionante di mamme in affitto o, per usare un termine più tecnico, di uteri surrogati (a pagamento).
L’Ucraina è uno dei pochi paesi al mondo nei quali la maternità surrogata è legale e commerciale. Mentre la maggior parte dei paesi europei vieta la maternità surrogata anche a fini non commerciali questa pratica è del tutto legale in Ucraina. Sono tantissime le agenzie e le cliniche private che offrono questi “servizi”, alimentando il cosiddetto “turismo dell’utero in affitto”. Poche le statistiche ufficiali. Si calcola che ogni anno nascano in Ucraina almeno duemila bambini su commissione. Ma si tratta di stime molto approssimate per difetto: secondo quanto riportato da un rappresentante del Medical and Reproductive Law Center di Kiev, nel 2019, in Ucraina, ogni mese sono stati centinaia i bambini messi al mondo con la tecnica di procreazione assistita della maternità surrogata. Anche durante la pandemia che ha colpito duramente l’Ucraina, sono state tantissime le coppie provenienti da Francia, Australia, Cina, Spagna, Stati Uniti e Israele che hanno cercato di raggiungere il “paese degli uteri in affitto”. Molte sono rimaste bloccate alla frontiera o nella capitale con i loro neonati, in balia degli eventi. Ora sta avvenendo l’opposto: a rimanere bloccare sono le mamme surrogate. E i loro neonati “pronti per la consegna”.
Con il paese sotto assedio molte delle mamme che si erano prestate a concedere il proprio utero (dietro pagamento, non dimentichiamolo) rischiano di non poter consegnare il neonato alle coppie committenti. Spesso queste chiedono alle madri incinte di lasciare il paese, la propria famiglia e i propri figli (condizione essenziale per fare da madre surrogata e avere già portato a termine almeno una gravidanza) per andare a partorire in un posto sicuro. UN mercato, quello dei neonati in vendita, che nell’ultimo periodo ha visto un vero e proprio boom in Ucraina. Da quando, nel 2015, molti paesi asiatici hanno vietato la maternità surrogata commerciale, l’industria ucraina della surrogazione ha visto una crescita inaspettata. Al punto da essere chiamata la nuova “Mecca della maternità surrogata”.
A fare da concorrenti solo la Georgia e il Kazakistan (tra i paesi post-sovietici). Ma nell’area “Schengen”, l’Ucraina non teme rivali. Per questo, sono sempre di più le coppie europee che hanno cercato in Ucraina un “utero in affitto”. Le autorità un po’ fingono di non vedere, un po’ cercano di giustificare quanto sta accadendo. La legge consente solo alle coppie sposate ufficialmente (un uomo e una donna) di sottoporsi al processo di surrogazione gestazionale. Inoltre, i coniugi devono essere in grado di dimostrare la loro impossibilità di concepimento naturale e almeno uno dei due dovrebbe (sulla carta) avere un legame genetico con il neonato.
La maternità surrogata commerciale in Ucraina è regolata dall’art 123 del Codice della Famiglia. La legislazione ucraina in materia di riproduzione assistita si vanta di non proteggere tanto gli interessi della madre biologica/surrogata, quanto piuttosto di porre in primo piano i termini dell’accordo tra la madre surrogata e il coniuge. La realtà è che alla coppia che si affida alla pratica di surrogazione viene rilasciato un certificato ucraino di nascita del bambino dal quale risulta che i due genitori “acquirenti” sono il padre e la madre effettivi. Per contro, alla madre surrogata non vengono riconosciuti diritti parentali sul neonato.
Dal diritto alla forzatura e all’illecito il passo è breve. È facilissimo trovare centinaia di “agenzie” pronte a fornire aiuto ai genitori compratori con siti dedicati in diverse lingue (di solito almeno ucraino, russo e inglese). Spesso, l’illegalità è all’ordine del giorno. E molte cliniche sfuggono alla già morbida legislazione in materia.
Coppie straniere, cliniche (non registrate o sotto falso nome) e agenzie intermediarie e persino madri surrogate improvvisate preferiscono fare le cose sottobanco per non pagare tasse, senza ovviamente non doversi curare delle eventuali conseguenze se qualcosa dovesse andare storto. “Il mercato della maternità surrogata in Ucraina è illegale per due terzi”, ha dichiarato Serhiy Antonov, giurista presso l’IRTSA Ukraine (Agenzia internazionale d’assistenza nelle tecnologie di riproduzione ausiliari). C’è da credergli: a volte gli annunci si trovano addirittura tra gli spazi pubblicitari in metropolitana.
A favorire questo “mercato” è anche la povertà dilagante. Uno dei motivi principali che spinge le donne ucraine a mettere in vendita il proprio utero è la situazione economica. Le “madri in affitto” sono attratte dai “prezzi di mercato”: un figlio in vendita garantisce uno stipendio pari al triplo del salario medio ucraino (che si aggira mediamente intorno ai 280 euro mensili). Il prezzo medio di un “pacchetto all inclusive” varia dai 15mila ai 50mila dollari (un quinto del costo negli Stati Uniti e di altri paesi dove questa pratica – altamente immorale – è consentita).
Negli ultimi giorni, però, con l’aumentare degli scontri, sono state tantissime disdette da parte di quelle coppie che ancora non avevano iniziato il percorso alle agenzie di surrogacy ucraine. E quelle che avevano già una madre surrogata incinta hanno preteso garanzie o il trasferimento della madre per assicurarsi del buon esito dell’“affare”.
Non è la prima volta che in Ucraina si verifica una situazione come questa: nel 2020, in piena pandemia, l’agenzia di surrogacy Biotexcom diffuse il video della nursery improvvisata nell’hotel Venezia di Kiev dove decine di neonati aspettavano i genitori intenzionali bloccati dal lockdown. Oggi sta avvenendo qualcosa di analogo.
In un’intervista al Sunday Times, Sergeiy Antonov ha detto di essere stato contattato da alcune coppie per sapere se potevano obbligare la gestante ad andare all’estero: “Le madri surrogate – ha spiegato – hanno i loro bambini e non possono lasciarli per spostarsi in un altro paese”. Magari un paese europeo. In Austria, Germania, Francia (così come in molti stati americani), la maternità surrogata non è consentita. Anzi viene punita penalmente. In altri paesi (Belgio, Grecia, Finlandia, Irlanda) la legislazione non è così chiara. In Danimarca, Gran Bretagna, Spagna, Paesi Bassi, invece, questo tipo di riproduzione è legale, ma con tantissime di restrizioni e solo a patto che non sia per scopi commerciali.
Recentemente il Parlamento Europeo, che in una precedente risoluzione aveva espresso una ferma condanna alla pratica dell’utero in affitto, ha mitigato la propria posizione limitando il proprio “no” alla pratica commerciale. Un modo diplomatico per fingere di non vedere la realtà: la maternità surrogata è – salvo rarissime eccezioni – una pratica esclusivamente commerciale. Un giro d’affari sulla vita dei bambini ucraini del quale in questi giorni di guerra si preferisce non parlare.