Il tema dell’export è sicuramente fra i più importanti e strategici per l’economia italiana e anche per le autorevoli realtà autoctone e territoriali. Una tendenza in crescita, a cui però molte aziende, soprattutto di piccole dimensioni, non si sono ancora allineate e sono alla ricerca di professionisti da poter inserire nel proprio quadro aziendale. Per riflettere su questi temi, sulle cifre, sulle prospettive e sulle dinamiche occorre comprendere e riformare l’attuale normativa in tema di export manager e internazionalizzazione.
Tralasciando la nutrita presenza di numerose società di consulenza, fumose, burocratiche e inefficaci, che non riescono in un tempo ragionevole e a costi sostenibili a sviluppare un piano export efficace per le Piccole e Medie imprese italiane, le problematiche legate all’export import e all’internazionalizzazione, sono complesse in un settore in tumultuosa e continua evoluzione, dove il 98% degli utenti sono piccole e piccolissime imprese, spesso prive dei riferimenti fondamentali per confrontarsi con i mercati esteri.
L’attuale riforma della normativa voluta da professionisti, organizzazioni di export manager e consulenti di impresa per l’export pone un nuovo standard alla professione e liberalizza di fatto un mercato della consulenza all’export per lungo tempo dominato da pochi grandi player talmente forti da ottenere normative che favoriscono i loro interessi, generando grandi danni per i piccoli operatori. La domanda di figure qualificate per l’export è forte e crescente e operare con l’estero diventa necessità imprescindibile.
Attualmente, sono allocate dal sistema pubblico ingenti risorse per la promozione dell’export e si calcolano in almeno 20mila le posizioni aperte per nuove figure professionali qualificate per l’export. Esiste, infatti, nelle aziende, il forte bisogno di una rassicurazione analoga a quella esistente quando si fa ricorso a professioni ordinistiche, come ad esempio il Consulente del lavoro o il Commercialista. L’azione dell’Associazione “Uniexportmanager” e la pressione che continua ad esercitare sulle istituzioni, attraverso la presentazione di una normativa UNI, appare come necessaria e fondamentale per le imprese e i professionisti, un’altra bordata a favore dei professionisti, delle società e delle PMI, contro lo strapotere dei colossi e di chi li supporta nei palazzi.
Secondo i consulenti e gli analisti economici e per l’internazionalizzazione bisogna riflettere sul problema degli oligopoli che non esiste nel mercato dei consulenti tributari e nemmeno in quello dei consulenti del lavoro e ogni azienda può scegliere liberamente nel mercato, così dovrebbe divenire anche per gli export manager, con un occhio di riguardo per quei professionisti e quelle strutture societarie che esercitano in Italia e sul territorio italiano. Se è vero che lo scambio di merci rappresenta circa tre quarti del commercio internazionale, l’importanza della concreta comprensione dei mercati esteri per i fornitori di servizi non può essere sottovalutata, soprattutto, perché le tecnologie consentono sempre più la fornitura a distanza di molti servizi.
Negli ultimi dieci anni, le esportazioni di servizi sono cresciute molto più velocemente della produzione complessiva del settore in tutti i principali paesi europei e il processo di internazionalizzazione va valorizzato, tutelato e compreso superando pregiudizi e insicurezze.