Pur in una fase di transizione per le recenti elezioni, le istituzioni europee non hanno rinunciato a esprimere parere favorevole all’adozione di un nuovo pacchetto di misure contro la Russia. Il 14esimo pacchetto di sanzioni sarebbe giustificato dal “protrarsi dell’aggressione russa nei confronti dell’Ucraina”. Per questo, l’Ue ha deciso di inviare “un segnale chiaro e forte dell’unità dell’UE e del nostro sostegno all’Ucraina e al suo popolo”.
Il nuovo pacchetto contiene nuove misure riguardanti il gas naturale liquefatto (GNL): vieterebbe tutti gli investimenti futuri e le esportazioni per progetti relativi al GNL attualmente in corso in Russia e, dopo un periodo di transizione di nove mesi, anche l’uso dei porti dell’UE per il trasbordo di GNL russo. Il pacchetto vieterebbe anche l’importazione di GNL russo verso terminali specifici non connessi alla rete di gasdotti dell’UE. Una misura che, stando ai numeri, potrebbe avere effetti più sugli USA (ma in questo caso positivi) che sulla Russia. Sono previste misure destinate alle navi che sostengono la guerra russa e perfino circa la commercializzazione dei diamanti.
Come in passato c’è da chiedersi se queste misure otterranno qualche risultato. Già nel 2023 era apparso evidente che queste misure non ottenevano alcun risultato concreto. Tanto che, secondo i dati del Fondo Monetario Internazionale per il 2022, Mosca era entrata nella classifica delle prime 10 economie mondiali, collocandosi al nono posto e scavalcando l’Italia decima. Grazie al rafforzamento del valore del rublo e all’aumento dei prezzi delle materie prime, tra cui quelle energetiche, di cui la Russia è una grande produttrice si prevede che la Russia mantenga la posizione attuale in classifica anche nei prossimi anni.
C’è da chiedersi che fine hanno fatto le previsioni dell’allora presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen (appena rinominata) che nell’aprile del 2022, in un’intervista al quotidiano tedesco Bild, aveva affermato che “le sanzioni ogni settimana entrano più a fondo nell’economia russa: le esportazioni verso la Russia sono crollate del 70 per cento, 700 aerei russi hanno perso la licenza per mancanza di pezzi di ricambio e aggiornamenti software. Centinaia di grandi aziende e migliaia di esperti stanno voltando le spalle al Paese. Secondo le attuali previsioni, il prodotto interno lordo in Russia crollerà dell’11 per cento. Il fallimento nazionale della Russia è solo questione di tempo”. Una situazione disastrosa. Peccato che i dati dell’FMI la vedano diversamente: non sarà la Russia la più colpita da questi pacchetti di sanzioni, ma i paesi della zona euro. Saranno loro i più colpiti dal rallentamento economico. Ma non basta. Nel 2023 la crescita della Russia non si è arrestata.
Dopo 30 mesi di sanzioni occidentali, recentemente, anche la Banca Mondiale, nel rapporto “Classificazione dei Paesi della Banca Mondiale in base al livello di reddito per il 2024-2025”, ha ammesso che i risultati sono andati in direzione opposta: la Russia è ormai tra i paesi ad alto reddito. Nel 2023, infatti, è passata dalla categoria a reddito medio-alto a quella ad alto reddito (Reddito medio lordo RML pro-capite pari o superiore a 13.485 dollari). Attualmente, il reddito nazionale lordo pro capite in Russia è di 14.250 dollari. Un “riconoscimento del successo della politica economica delle autorità russe nell’ultimo decennio da parte di una rinomata istituzione globale, nonostante le restrizioni commerciali e finanziarie illegali introdotte nei nostri confronti”, ha commentato il direttore esecutivo della banca russa Roman Marshavin. Anche il Fondo Monetario Internazionale ha fornito dati positivi per la Russia: ad aprile, l’economia russa è cresciuta più di tutte le economie avanzate nel mondo nel 2024, con una crescita del 3,2%. I pronostici dei “tecnici” occidentali circa il crollo dell’economia russa si sono rivelati clamorosamente errati. E la situazione potrebbe migliorare ulteriormente.
Il governo di Mosca ha deciso di consolidare la propria posizione di leader nel mercato alimentare globale, come ha affermato il responsabile del Ministero dell’agricoltura russo al 14esimo incontro dei ministri dell’agricoltura dei BRICS. Le previsioni parlano di esportazioni record di grano e olio di girasole e di soia. Per la prima volta in assoluto, la Russia sarà il numero uno al mondo nelle forniture di orzo e piselli. E a breve potrebbero essere realizzati i piani per creare una “borsa dei cereali”, anche se le prospettive del raccolto sono ancora poco chiare a causa delle anomalie meteorologiche. Tutto questo avrà risvolti anche sotto il profilo finanziario: il Ministro dell’agricoltura russo, Oksana Lut, ha affermato che i paesi BRICS stanno lavorando per passare alle transazioni in valute nazionali.
Già lo scorso anno la classifica stilata dall’FMI non solo aveva messo in luce l’inesattezza delle analisi e delle previsioni occidentali riguardo al crollo di Mosca, ma anche come l’economia occidentale sia destinata nel medio-lungo periodo ad essere soppiantata dalle potenze asiatiche: l’India, infatti, ha sostituito il Regno Unito tra le prime cinque economie del mondo, collocandosi al quinto posto con un Pil di 3.468,6 miliardi di dollari.
Il 14esimo pacchetto non cambierà questo stato di cose. Il piano dell’Ue di adottare “iniziative specifiche per proteggere gli operatori dell’UE dall’espropriazione e rispondere ad altre azioni illegittime dello Stato russo, tra cui il furto di proprietà intellettuale” non produrrà sulla Russia effetti tali da costringerla a desistere da quanto sta facendo in Ucraina.
Potrebbe però avere altre conseguenze dal punto di vista geopolitico. Al termine degli incontri dei giorni scorsi tra Putin e il Capo di Stato della Corea del Nord, è stata proposta l’adozione di un piano per contrastare quella che viene presentata come la volontà di creare una versione asiatica della NATO (frutto dei rapporti tra USA, Giappone e Corea del Sud). Solo in Giappone si troverebbero oltre 50mila militari USA. “La situazione attuale richiede che gli Stati sovrani indipendenti costruiscano continuamente il potere di autodifesa per proteggere la sicurezza nazionale, rafforzando allo stesso tempo ulteriormente la cooperazione reciproca e l’assistenza congiunta, stabilendo così una struttura di forze in grado di sopprimere efficacemente l’intervento militare collettivo da parte di forze ostili. L’espansione del blocco di aggressione e lo scontro militare da parte degli Stati Uniti e dei loro seguaci, che stanno distruggendo la pace e la stabilità nella penisola coreana e nella regione, saranno sicuramente soppresse dalla risposta forte e coordinata di Stati sovrani indipendenti”, si legge nel comunicato dell’agenzia di Stato nordcoreana.
Un nuovo scenario che vede sempre di più l’asse delle politiche internazionali spostarsi verso est.