
Il 20 marzo del 1994 a Mogadiscio la giornalista della RAI Ilaria Alpi e il cineoperatore Miran Hrovatin furono assassinati nel corso di un agguato le cui responsabilità fino ad oggi non sono state del tutto chiarite. Raggiunti da un commando di assassini i due giornalisti, a bordo di una jeep, non ebbero modo di scampare all’esecuzione rapida e feroce.
Ilaria Alpi stava conducendo delle indagini scrupolose su traffici illeciti di armi e rifiuti tossici in rotte che dall’Italia si estendevano fino in Somalia con la complicità della compagnia Shifco. Esperti dell’ONU poco meno di vent’anni fa avevano scoperto indizi e prove del coinvolgimento della flotta somala nei traffici internazionali di armi provenienti dagli USA, Polonia riconducibili a Monzer Al Kassar trafficante noto per la sua partecipazione al sequestro della nave italiana Achille Lauro nel 1985. Indagini di cui Ilaria Alpi era ovviamente a conoscenza.
Abdullahi Moussa Bogor, sultano di Bosaso aveva concesso una intervista alla giornalista rivelando molti dettagli e dichiarazioni riprese in video da Miran Hrovatin. In seguito all’omicidio, parti fondamentali di quel video si persero. Ilaria Alpi aveva accumulato troppe informazioni che destabilizzavano interessi economici legati ai traffici e quindi come personaggio scomodo doveva essere eliminato.
Come spesso purtroppo accade, appelli e richieste di giustizia da parte degli italiani e dei genitori di Ilaria si risolsero in clamorosi e meschini depistaggi tesi a nascondere e coprire responsabili ed emissari.
Trascorsi 27 anni resta viva la figura di Ilaria Alpi simbolo del coraggio e della passione del giornalismo di cronaca che rifiuta ogni condizionamento politico o economico e che della solidarietà e dei diritti civili ne fa una bandiera.