“In questa Giornata internazionale della Madre Terra, tutti gli occhi sono puntati sulla pandemia COVID-19, il più grande test che il mondo ha affrontato dalla Seconda Guerra Mondiale” ha detto il segretario generale delle NU, António Guterres. “L’attuale crisi è un campanello d’allarme senza precedenti.
Poi, stranamente, invece di parlare di “ambiente” o dello stato del nostro pianeta, ha preferito parlare di “economia”. Sei i punti messi in risalto da Guterres e numerati:
- Mentre spendiamo enormi quantità di denaro per recuperare dal corona virus, dobbiamo offrire nuovi posti di lavoro e nuove attività attraverso una transizione pulita e verde.
- Dove il denaro dei contribuenti viene utilizzato per salvare le imprese, deve essere legato al raggiungimento di posti di lavoro verdi e alla crescita sostenibile.
- La potenza di fuoco fiscale deve guidare il passaggio dall’economia grigia a quella verde e rendere le società e le persone più resistenti.
- I fondi pubblici dovrebbero essere utilizzati per investire nel futuro, non nel passato, e confluire in settori e progetti sostenibili che aiutino l’ambiente e il clima. I sussidi per i combustibili fossili devono finire e gli inquinanti devono iniziare a pagare per il loro inquinamento.
- I rischi e le opportunità climatici devono essere incorporati nel sistema finanziario, nonché in tutti gli aspetti dell’elaborazione e delle infrastrutture delle politiche pubbliche.
- Dobbiamo lavorare insieme come comunità internazionale.
Poco più che una citazione quella (dovuta) rivolta alla diffusione del COVID-19 e poi giù a parlare più di economia. Eppure di cose da dire non ne sarebbero mancate. Ad esempio, uno studio condotto dal Centre for research of energy and clean air (Crea) ha dimostrato che in Cina, durante l’epidemia, le emissioni di CO2 sono diminuite del 25% (merito della riduzione della produzione industriale tra il 15 e il 40%).
Anche le concentrazioni di biossido di azoto (NO2), grazie alla pandemia sono diminuite. I rilevamenti satellitari forniti da Copernicus, il programma per l’osservazione della Terra dell’Ue gestito dall’ESA hanno confermato che in Europa le concentrazioni di NO2 si sono dimezzate nel periodo che va dal 13 marzo al 13 aprile 2020 (rispetto allo stesso periodo del 2019).
E così i consumi di energia elettrica e i trasporti aerei: molti voli sono stati cancellati (circa 13.000 al giorno). Con indubbi benefici per l’ambiente. Sembra quasi che la pandemia di corona virus sia riuscita a fare in pochi mesi quello che tutti i leader del pianeta insieme non sono riusciti a fare, in anni di incontri nelle tante COP, da quella di Parigi fino a quella dello scorso anno.
Interessante anche il calo dei consumi idrici. La permanenza in casa ha causato un aumento dei consumi: a Milano, ad esempio, si “registra un incremento del 8% sul consumo domestico”. Ma questo aumento sarebbe più che compensato dal calo dei consumi del sistema produttivo,che ha ridotto del 17% il consumo di acqua nei settori dell’industria, del commercio e dell’artigianato.
Aspetti positivi e soprattutto rilevanti per l’ambiente e per la Terra. Ma di nessuno di questi si è parlato.
Peccato che molti di questi miglioramenti saranno temporanei: con il ritorno alla normalità si tornerà presto ad inquinare. E a sprecare le risorse della Terra.
Di un’altra cosa Guterres non ha parlato. Pare che l’idea di celebrare la Giornata della Terra sia da attribuire a Gaylord Nelson, senatore democratico del Wisconsin, il quale, dopo aver osservato migliaia di studenti scendere in piazza per manifestare contro la guerra in Vietnam, decise di sfruttare la potenza di queste manifestazioni e l’impeto dei giovani per fare qualcosa per l’ambiente. La sua idea piacque così tanto che varcò l’oceano più velocemente del corona virus e, in men che non si dica, le Nazioni Unite la fecero propria contagiando il mondo di ambientalisti.
Erano altri tempi. Alla Casa Bianca non c’era un attore di Hollywood né un tycoon: c’era una personalità di spicco come il presidente Kennedy. I giovani erano appena tornati da Woodstock dove, nel 1969, 400 mila di loro si erano riuniti per ascoltare artisti “impegnati” come Joan Baez, Santana, Joe Cocker, Crosby, Stills, Nash & Young e Jimi Hendrix. Era appena finito il ‘68 e i giovani non avevano paura di far sentire la propria voce: sapevano cosa volevano ed erano pronti a scendere in piazza per ottenerlo. Protestavano per la guerra nel Vietnam, per i diritti civili… e per l’ambiente.
Sono passati cinquantanni. Esattamente mezzo secolo. Voci di cantanti “impegnati” non se ne sentono più. E molti di quei ragazzi, diventati adulti, ora sono chiusi in casa a cercare di capire quali sono le notizie vere e quelle false sulla pandemia (e su tutto il resto) che media e tv gli rovesciano addosso mentre sprofondano sempre di più nella poltrona ormai usurata.
A lottare per l’ambiente, per il Pianeta non è rimasto nessuno. In Italia, in Europa, nel mondo e nemmeno a Woodstock. Neanche Greta Thunberg: dopo la comparsa al Parlamento Europeo, preferisce stare chiusa in casa non si sa se contagiata dal COVID-19 (come lei stessa ha dichiarato). Niente dichiarazioni per la Giornata Mondiale della Terra. Niente fervore ambientalista. Solo tanta indifferenza e silenzio. Sono moltissimi i giovani che, come lei, preferiscono rimanere tra le mura domestiche, con gli occhi puntati sullo smartphone ipnotizzati da milioni di influencers ben sapendo di essere le loro vittime. Oppure davanti alla televisione, ormai incapaci di far arrivare la propria voce oltre lo schermo. Non hanno più voglia di influenzare il mondo di lottare per l’ambiente e per la Terra. Hanno solo una gran paura di essere influenzati…dal corona virus…