
[fonte foto: rsi.ch]
Sono passati 100 giorni da quando Trump ha ripreso il comando negli USA. É tempo di fare un primo bilancio del suo operato e dire quello di cui alcuni media hanno parlato poco (o non lo hanno fatto per niente).
Non è rimasto quasi niente delle tante misure sbandierate durante la conferenza stampa nella Sala Ovale mentre mostrava decine di delibere. Come era facile prevedere, su molte di queste il tycoon della Casa Bianca ha dovuto fare un passo indietro. A cominciare dai dazi imposti a tutti, paesi amici e paesi nemici, paesi vicini e paesi lontani. Da allora non passa giorno senza che dall’ufficio di Trump non esca una nuova rettifica ai dazi imposti per “bilanciare” e portare in pareggio gli scambi degli USA con l’estero. Calcoli sbagliati basati su teorie inesistenti che hanno causato problemi nei rapporti internazionali e che potrebbe generare una crisi economica mondiale che non risparmierebbe gli Stati Uniti d’America. A dimostrarlo il crollo degli utili di Tesla (-71%) e dei suoi ricavi (-9%). A poco è servito lo spot sbattuto in prima serata da molte reti occidentali che mostrava Trump (che non guida un’auto da molti decenni) elogiava le auto prodotte dal suo braccio destro e grande finanziatore Musk. Il quale nelle ultime settimane ha deciso di dedicare meno tempo alla politica per salvare l’azienda dal fallimento.
Mentre Trump mandava in onda il video nel quale indicava un suo amico, sostenitore e imprenditore, dicendo che in pochi giorni aveva guadagnato milioni e milioni di dollari, le borse mondiali dicevano l’esatto opposto. Le misure imposte dagli USA e le contro azioni dei maggiori paesi del mondo hanno causato un crollo dei mercati che ha provocato perdite enormi. Secondo Forbes, in pochi giorni sarebbero stati spazzati via 270 miliardi di dollari dai patrimoni dei 3.000 miliardari mondiali. Prima di tutto ai fedelissimi di Trump. Oltre a Elon Musk, che avrebbe perso 8,7 miliardi di dollari, tra i più colpiti ci sarebbe Mark Zuckerberg, fondatore di Meta: avrebbe visto il proprio patrimonio diminuire di 17,9 miliardi di dollari. E poi Jeff Bezos di Amazon: 16 miliardi di dollari finiti in fumo. Larry Ellison, fondatore del colosso software Oracle, che avrebbe perso 9,9 miliardi di dollari a causa di un calo del 6% delle azioni Oracle. Brutto colpo anche per il magnate del lusso, Bernard Arnault, fino all’anno scorso l’uomo più ricco del mondo: la sua perdita si aggirerebbe intorno agli 8,6 miliardi di dollari. Eppure anche lui aveva sostenuto pubblicamente sostenere Trump. Tra quelli che hanno registrato perdite significative anche molti magnati della tecnologia, da Michael Dell e Jensen Huang di Nvidia ai cofondatori di Google Larry Page e Sergey Brin. Per non parlare delle figuracce politiche che hanno fatto molti politici che si erano vantati di avere un rapporto preferenziale con Trump e un certo peso sulle sue decisioni. A cominciare dalla Meloni: il solo risultato del suo viaggio negli USA è stato un impegno dell’Italia a comprare una decina di miliardi di beni (soprattutto armi made in USA). E poi Macron al quale non è stato nemmeno permesso di sedere con Trump e Zelensky a San Pietro (un video mostra che le sedie originariamente erano tre, ma poi una – la sua – è stata portata via). Sin da subito Trump ha concentrato la propria attenzione su temi di politica estera. Ha sbandierato ai quattro venti che, in pochi giorni, avrebbe risolto alcuni delle criticità irrisolte dal suo predecessore: dalla guerra in Ucraina, alla strage di civili nella Striscia di Gaza fino ai conflitti in Medio Oriente. Anche qui, invece, i risultati sono stati penosi. Tra Russia e Ucraina la guerra continua. Nonostante le pressioni su Zelensky, dichiaratamente finalizzate più a fare affari sulle risorse minerarie ucraine che a chiudere il conflitto una volta per tutte, finora non si è giunti a nessun accordo. Anche il suo peso su Putin sembra essere stato drasticamente ridimensionato dalle azioni e dalle richieste del governo russo. Ancora peggiore, se possibile, la situazione nella Striscia di Gaza che Trump ha presentato come una nuova località turistica (in rete è girato un video realizzato con l’AI che mostrava il tycoon e il premier israeliano in costume sulla spiaggia della Striscia di Gaza). I bombardamenti sui civili da parte dell’IDF continuano senza sosta. E ultimamente Israele avrebbe impedito agli abitanti delle zone invase l’accesso all’acqua potabile e agli aiuti umanitari. Peggiore, se possibile, la situazione in Yemen. Qui nei giorni scorsi gli Stati Uniti d’America avrebbero compiuto atti degni, forse, dell’intervento della Corte di Giustizia Internazionale. Hanno lanciato un massiccio attacco missilistico nel corso del quale hanno colpito la capitale San’a e molte altre città (Al-Jawf, Ma’rib, al-Hodeida e Sa’da). Gli attacchi avrebbero colpito anche un centro di accoglienza per persone migranti provenienti dall’Africa. Secondo l’ultimo aggiornamento, avrebbero ucciso 115 persone che si trovavano in questo centro (almeno una cinquantina i feriti portati d’urgenza presso l’ospedale della città). Una strage in violazione degli accordi di diritto umanitario internazionale che mette gli USA alla stregua dei suoi alleati più sanguinari. Ma di questo molti media hanno preferito non parlare.
Poco (o niente) è stato detto anche di un’altra decisione presa dal tycoon della Casa Bianca: quella di chiudere USAID. A confermare la notizia il Dipartimento di Stato che ha formalmente notificato al Congresso che l’Agenzia degli Stati Uniti per lo Sviluppo Internazionale è stata chiusa. Anche i pochi media che hanno dato la notizia abbiano dimenticato di dire che USAID era l’agenzia creata nel 1961 dal presidente John F. Kennedy, sulla base del Foreign Assistance Act. Il suo discendente Kennedy, Robert F., un tempo ambientalista convinto e ora Segretario alla Salute di Trump, ha cercato anche lui di emulare il proprio presidente. Lo ha fatto dichiarando che l’autismo potrebbe essere causato da una tossina ambientale ma senza addurre alcuna prova scientifica. Poi, dopo aver cambiato idea un paio di volte in poche settimane sull’utilità della vaccinazione contro il morbillo (in Texas recentemente sono morti alcuni bambini proprio di morbillo), ha cercato di spiegare perché qualche decennio fa ha cavalcato la testa di una balena morta. Un fatto avvenuto decenni fa quando dopo aver tagliato la testa di una balena lunga decine di metri con una motosega e averla legata al tetto del minivan (come ha raccontato Kick Kennedy), l’avrebbe condotta oltre i confini di Stato. Per questo recentemente è stata aperta un’inchiesta da parte della National Oceanic and Atmospheric Association (NOAA) come ha ammesso serafico lo stesso Kennedy: “Ho ricevuto una lettera dal National Marine Fisheries Institute che diceva che stavano indagando su di me per aver raccolto un esemplare di balena 20 anni fa”.
Tornando al “suo” presidente, più volte Trump si è vantato di aver avuto contatti con leader mondiali. Chiaro il tentativo di mostrare al mondo intero che è lui che muove i fili della politica internazionale. Secondo lui, recentemente avrebbe discusso anche con il presidente cinese Xi Jinping. Anche in questo caso si tratterebbe di una bufala smentita categoricamente dalle autorità di Pechino che hanno detto che non ha avuto luogo nessuna telefonata tra il presidente Xi Jinping e la sua controparte statunitense: “Per quanto ne so, non c’è stata alcuna telefonata tra i due capi di Stato di recente”, ha dichiarato il portavoce del Ministero degli Esteri Guo Jiakun che ha aggiunto che “Cina e Stati Uniti non stanno conducendo consultazioni o negoziati sulle questioni tariffarie”. Bufale e promesse non mantenute che hanno fatto crollare il gradimento di Trump ai minimi storico: secondo un sondaggio condotto da SSRS, il presidente avrebbe un indice di gradimento del 41%. Il più basso registrato da qualsiasi presidente neoeletto negli primi 100 giorni, dai tempi di Eisenhower (nel 1953), secondo la CNN. Ma anche questo molti media occidentali hanno dimenticato di dirlo (o lo hanno fatto con un trafiletto invisibile). Così come non hanno detto dell’accordo preliminare firmato da Repubblica Democratica del Congo e Ruanda per giungere a una pace. Un accordo sul quale ha posto la propria firma il Segretario di Stato USA Marco Rubio. Con questo accordo, RDC e Ruanda si sono impegnati a sottoscrivere a breve (entro il 2 maggio 2025) un accordo definitivo con il quale rispettano la reciproca sovranità e i confini nazionali, ma al tempo stesso rilanciano la cooperazione bilaterale e valutano l’istituzione di un meccanismo congiunto di sicurezza. Quello che i media hanno dimenticato di dire è che l’accordo preliminare prevede la collaborazione sul fronte energetico, infrastrutturale e – soprattutto – minerario, ma “in collaborazione con il governo degli Stati Uniti e gli investitori statunitensi”.
Ma anche questo, ovviamente, i media dei paesi occidentali (tagliati fuori da questi affari di Stato dagli “amici” americani) hanno dimenticato di dirlo.