
[fonte foto: ANSA]
Da giorni i media non parlano d’altro se non della diatriba tra Zelensky e Trump (e soci) nella Sala Ovale della Casa Bianca. E se tutta la storia della riunione alla Sala Ovale fosse solo una messa in scena? Del resto non ci sarebbe da sorprendersi: sia Zelensky che Trump sono uomini di spettacolo che vivono di spettacolo e che hanno impostato tutta la propria carriera politica sullo spettacolo.
Analizziamo meglio quello che è successo nei giorni scorsi.
Nelle ultime settimane Trump non ha fatto altro che cercare di rivoltare le decisioni politiche del suo predecessore Biden mostrando apertura a Putin e totale chiusura a Zelensky. Ha fatto di tutto (e anche qualcosina in più) per far vedere che la posizione degli USA sulla vicenda “Ucraina” era cambiata. Ha incontrato Putin e lo ha fatto da solo. Senza ammettere ai colloqui nemmeno gli “alleati” della NATO o quelli europei. Poi ha detto di pretendere la concessione di 500 miliardi di dollari in contratti sulle terre rare in cambio delle armi donate dagli USA all’Ucraina (peccato che stime recenti parlino di non oltre una trentina di miliardi di terre rare in Ucraina e in buona parte nei territori già sotto il controllo russo). Trump si è presentato come “la” soluzione al problema “Ucraina”. Eppure stranamente ma non ha fatto nulla per casi simili. Non ultimo quello di Haiti che è dietro le porte di casa sua (Haiti dista poche decine di chilometri dalla Florida). Sgarbi e comportamenti maleducati sono iniziati subito dopo l’inizio dei colloqui alla Casa Bianca. In una stanza gremita di persone (tra giornalisti e personalità), Zelensky è apparso sin da subito sotto assedio (la Sala Ovale non è grandissima ma è apparsa gremita all’inverosimile). Dopo i convenevoli di rito, il leader ucraino ha mostrato alcune foto che dovrebbero dimostrare ai presenti quanto sia cattivo il suo antagonista russo. É iniziato un duetto (che sembrava preparato in camerino) con Trump che insisteva di essere l’unico a poter ottenere un “cessate il fuoco” e Zelensky che continuava a dire che Putin non manterrà la parola. Trump ha ribadito che, con “lui” – quale modo migliore per mostrarsi forte, potente e insostituibile davanti al mondo intero -, Putin manterrà la parola. L’incontro è andato avanti con Zelensky che ha raccontato che, per ben 25 volte, Putin ha firmato accordi che non ha rispettato. Poi ha cominciato un soliloquio nel quale accusava Putin di non volere la pace (dice testualmente “Putin ci odia”). Dire che Trump non riuscirà nel proprio intento, per Zelesnky, è come darsi la zappa sui piedi.
Anche il vicepresidente Vance, ha la sua parte in questa sceneggiata. Fa presente a Zelensky che si sta provando la carta della diplomazia. Alla risposta di Zelensky che gli chiede se sia mai stato in Ucraina, se abbia avuto modo di vedere gli orrori della guerra, Vance prima farfuglia dicendo che ha visto le foto (?), poi cambia argomento e la butta sul personale: ricorda a Zelensky la sua partecipazione alla Convention dei democratici durante la campagna elettorale americana. Zelensky appare sempre di più sotto il tiro incrociato di Trump e del suo vice. Trump interviene e parla di Terza Guerra Mondiale. A proposito della guerra Zelensky dice: “durante una guerra tutti hanno problemi… anche voi ne avrete, ma avete un bell’Oceano…”. Trump (lo interrompe): “non ci dire cosa avremo e cosa sentiremo, non sei nella posizione di saperlo”.
Il massacro dura pochi minuti sotto gli occhi attoniti delle poche autorità ucraine ammesse all’incontro (ma senza diritto di parola). É una sorta di tutti contro uno. All’incontro partecipano anche molti giornalisti (americani). E dopo Trump e il suo vice sono loro ad attaccare Zelensky su ogni fronte, fino quasi a prenderlo in giro. C’è persino chi gli chiede perché non abbia indossato un abito decente violando il galateo della Casa Bianca che impone giacca e cravatta. Peccato che anche il braccio destro di Trump, Musk non indossi mai la cravatta e sia stato ripreso più volte dentro la Sala Ovale in abiti non conformi al galateo. Trump capisce che potrebbe essere un argomento pericoloso e interviene dicendo che a lui piace molto come è vestito Zelensky. Per la prima volta, da anni, Zelensky non sembra il borioso, tracotante leader ucraino che siamo stati abituati a vedere. Sembra piuttosto la vittima di qualcuno più borioso e tracotante di lui. E non è poco. All’improvviso appare come un poveraccio col cappello in mano venuto a chiedere l’elemosina agli americani, gli unici in tutto il pianeta in grado di fare qualcosa per fermare Putin.
Cosa c’è di vero in tutto questo? Non lo sappiamo. Ma non bisogna dimenticare che sia Trump che Zelensky, prima di essere leader politici, sono uomini si spettacolo. Per loro, la comunicazione è tutto. Anzi di più. A riguardare l’incontro nella Sala Ovale della Casa Bianca e le reazioni dei leader europei subito dopo sembra di vedere la scena di un telefilm degli anni Settanta con i poliziotti impegnati a ricoprire i ruoli di “poliziotto buono” e “poliziotto cattivo”, con Trump a fare la parte del poliziotto cattivo, il “duro”, e alcuni leader europei a fare i “poliziotti buoni”, a ribadire il proprio impegno nei confronti dell’Ucraina. Un impegno sempre più gravoso visto che Trump ha detto che potrebbe non spendere più un centesimo per l’Ucraina ma i paesi membri della NATO dovranno aumentare la percentuale del proprio PIL da destinare in armi e armamenti (ben sapendo che la metà degli scambi di questo settore è made in usa).
Tutto questo dovrebbe far capire all’Europa (e agli europei) tante cose. La prima è che probabilmente l’Alleanza Atlantica non è più quella che era una volta. Trump ha detto di non volere più mandare aiuti in armi per alcune missioni e in molti casi la protezione degli USA appare chiaramente interessata da ragioni economiche che non hanno molto a che vedere con la “sicurezza” nordatlantica.
Anche la storia dei dazi dovrebbe far capire ai governi europei (e non solo a loro) che nessuno fa niente per niente. Sorrisi, incontri e abbracci non servono a niente. Di fronte al dio-denaro, il paese che vanta il debito pubblico più elevato del pianeta non guarda in faccia nessuno. Non importa se per fare dollari sarà necessario violare diritti umani che per quasi un secolo hanno concesso una convivenza (quasi) pacifica (in realtà le guerre ci sono state e molte, ma localizzate). E poco importa se, per fare entrare più dollari nelle casse dello “Stato degli Stati”, sarà necessario fare un passo indietro e negare tutto ciò che da decenni migliaia di scienziati dicono sull’ambiente. Tra le cose che sono apparse evidenti in questi giorni quella che emerge più chiaramente è la debolezza dei governi europei, tagliati fuori dagli incontri (non solo con la Russia per la questione Ucraina, anche per la questione israeliana). Macron si è precipitato negli USA, ma non ha ottenuto molto da Trump se non la conferma che farà di testa sua. Quanto alla Meloni, che da tempo cerca di vendere la propria immagine di mediatrice dell’UE con gli USA, pare che nessuno voglia riconoscerle questo ruolo. Anche le decisioni di Trump circa i dazi non farebbero pensare ad un trattamento di riguardo nei confronti dell’Italia. Quanto all’Unione Europea, che per bocca di Ursula Von der Leyen si era detta pronta per spendere di più nella difesa, nessuno è stato in grado di dire come farà a pagare queste spese anche considerando che non è stata ancora in grado di spiegare dove troverà i soldi spesi per il PNRR. Alcuni commentatori hanno parlato di “orgoglio europeo” da riscattare, di difesa del nostro stile di vita contro le minacce di Putin e contro l’autoritarismo che il dittatore russo vorrebbe imporre al mondo libero. Nessuno ha parlato della necessità di difendersi dall’autoritarismo di Trump che finora ha cercato di imporre le proprie decisioni a chiunque mostrando muscoli e fermezza e la voglia smodata di essere protagonista del futuro del mondo. Anni fa, Giacinto Auriti, celebre giurista, disse: “L’abilità del ladro non consiste nel rubare con destrezza, ma nel convincere il derubato che ciò che gli viene sottratto non gli appartiene”. Da anni i leader cercano di convincere la gente che il mondo è come lo presentano loro. L’UE che è questa l’unica soluzione per lo sviluppo dell’Europa (si pensi ai discorsi di leader come Draghi i Prodi, risultati numeri alla mano dei fallimenti). Gli USA che sono loro l’unico paese in grado di decidere per tutti. Altri (come Cina e India o i paesi arabi produttori di petrolio) che pensano che senza di loro non sarà possibile fare niente).
Il pericolo è che, alla fine, la gente cominci a credere davvero che quella che è stato presentata come l’unica soluzione ai problemi del genere umano lo sia davvero, che non esistano altri modi, magari migliori, di risolvere i problemi del mondo. E che nessuno, invaghito dai media che mostrano liti molto probabilmente organizzate dietro le quinte, queste soluzioni non le cerchi nemmeno.