Israele bombarda l’Iran. L’Iran bombarda Israele. Israele torna a bombardare l’Iran. Ormai non passa giorno senza che i media parlino di questi atti di guerra. Ridicola la giustificazione di Israele che ha comunicato, peraltro inviata solo agli USA e non alle Nazioni Unite, nella quale Israele annunciava che di lì a qualche ora avrebbe colpito solo siti militari. Un attacco ad un paese sovrano è un attacco. E il diritto alla difesa previsto dal diritto internazionale non consente ad uno Stato di attaccare liberamente un altro Stato. Nemmeno con la scusa che ci siano dei terroristi.
Ma l’aspetto più interessante (e di questo – stranamente – non ha parlato nessuno) è un altro. Secondo le comunicazioni dell’IDF sarebbero stati utilizzati almeno un centinaio di velivoli. Missili, droni e aerei militari che, per andare da Israele all’Iran (e viceversa), hanno dovuto attraversare altri paesi. Già perché Israele non confina con l’Iran, come con la Palestina o con il Libano (si veda la cartina allegata).
Un volo di oltre tremila chilometri (tra andata e ritorno)! Questo significa che le forze armate israeliane hanno attraversato almeno uno, se non due o più Stati mediorientali. Nel migliore dei casi dovrebbero essere passati per il Mar Mediterraneo e poi aver sorvolato la Turchia. In alternativa, avrebbero dovuto sorvolare Siria e Iraq o Giordania e Iraq o Giordania e Arabia Saudita. All’inizio del XX secolo, subito dopo la fine della Prima Guerra Mondiale) si cominciò a parlare del diritto di un paese di utilizzare lo spazio aereo di un altro paese. “Il diritto interno e quello internazionale pattizio si orienteranno in direzione di una sovranità ‘forte’ degli Stati in tema di traffico aereo, non solo in tempo di guerra, ma anche riguardo al transito di aeromobili civili, il tutto per mezzo di trattati inter-statali atti a bilanciare con attenzione le reciproche esigenze”. Quale che sia stata la rotta scelta da oltre 100 aerei israeliani coinvolti nell’attacco all’Iran dei giorni scorsi, questi hanno dovuto sorvolare altri paesi. E non paesi qualunque: paesi arabi.
Non c’è bisogno di spiegare quali dovrebbero essere le conseguenze dal punto di vista del diritto internazionale umanitario se si scoprisse che uno di questi paesi ha concesso l’attraversamento del proprio spazio aereo ad aerei militari in volo per andare a bombardare un altro paese. O, peggio, se gli aerei israeliani lo avessero fatto senza alcuna autorizzazione. Le conseguenze dal punto di vista dei rapporti tra Stati potrebbero essere enormi. Non dimentichiamo che Iran e Iraq sono stati in guerra per quasi un decennio (dal 1980 al 1988).
Quanto alla Turchia l’esacerbarsi del conflitto tra Iran e Israele inevitabilmente ha rischiato di ridimensionare il suo ruolo di centro focale del Medio Oriente. Non essere più al centro della diplomazia ma entrare a far parte del conflitto tra Iran e Israele potrebbe avere ricadute geopolitiche enormi. Come ha riportato il Jerusalem Post, “l’IDF ora monitora da vicino le potenziali risposte di Iran, Iraq, Yemen, Siria e Libano, preparandosi per una serie di possibili azioni di ritorsione”.
Ritorsione non come paesi arabi che si legano in difesa di un altro paese arabo. Ma per difendersi da chi avrebbe violato, per l’ennesima volta, gli accordi di diritto internazionale, da un anno a questa parte diventati carta straccia. E tutto questo senza che nessuno dei paesi occidentali abbia avuto niente da dire al proposito. Non c’è bisogno di dire quale potrebbe essere la conseguenza di tutto questo: una spaventosa escalation delle violazioni, non solo da parte di Israele ma di tutti i paesi del mondo, e il crollo di tutti i pezzi di carta che finora hanno consentito la convivenza civile (seppure con certi limiti).