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Nella società odierna, le emozioni di odio, rabbia e paura sono diventate sempre più rilevanti, attraversando le dinamiche politiche, sociali e culturali. Questi sentimenti, una volta relegati a contesti specifici, si sono amplificati e radicati nelle interazioni quotidiane, portando a una crescente polarizzazione e a un senso di insicurezza.
Negli ultimi decenni, abbiamo assistito ad una polarizzazione politica e ideologica. Le opinioni e le ideologie si sono allontanate, creando un clima di ostilità tra diversi gruppi. L’odio e la rabbia sono spesso alimentati dalla percezione di “noi contro loro”, dove le differenze politiche diventano insormontabili. Le piattaforme social media, con i loro algoritmi, tendono ad amplificare questa polarizzazione, creando bolle informative che rinforzano le convinzioni già esistenti e isolano gli individui da punti di vista diversi.
L’odio non si arresta in relazione al tema della migrazione. I migranti continuano ad essere al centro del dibattito politico. La disinformazione alimenta le paure nei confronti dei migranti e degli stranieri in generale. Quando le persone sono spaventate, tendono a reagire in modo difensivo e spesso diventano più suscettibili a visioni estremiste o discriminatorie. La paura si esprime in molteplici forme: dalla preoccupazione per l’immigrazione alla perdita di posti di lavoro, dalle minacce delle guerre agli allarmi legati al cambiamento climatico, dall’incertezza politica a quella sanitaria.
Le trasformazioni sociali e culturali, inclusi i movimenti per i diritti civili, le battaglie per la parità di genere e le questioni relative all’inclusione, sono state accompagnate da reazioni di difesa da parte di chi percepisce minacciata la propria identità. In alcuni casi, questa reazione può generare rabbia e odio. Le disuguaglianze sono ancora centrali nelle discussioni sociali e spesso alimentano una crescente frustrazione tra coloro che si sentono marginalizzati. Come se non bastasse, i media svolgono un ruolo cruciale nell’alimentare l’odio, la rabbia e la paura. Notizie sensazionalistiche, teorici della cospirazione e narrazioni polarizzanti sono spesso più condivisibili e diffusi rispetto a informazioni equilibrate. L’anonimato online ha anche permesso a molte persone di esprimere sentimenti estremi senza la paura di conseguenze dirette, contribuendo alla diffusione di odio e rabbia. I report rendono noto l’aumento delle tante devianze della rete come: il cyberbullismo, il sexting, il revenge porn e il sextortion.
La costante connessione digitale, l’incertezza del futuro e il senso di solitudine contribuiscono a creare un ambiente emotivamente turbolento, in cui la rabbia e la paura emergono come risposte naturali a una realtà percepita come minacciosa. Infatti, non mancano numerose forme di violenza, online e offline, testimoniate da numerosi report. In un contesto così teso e difficile, soprattutto per i giovani, è fondamentale promuovere la comprensione reciproca, il dialogo e l’empatia. L’odio, la rabbia e la paura spesso nascono dall’ignoranza o dalla disinformazione e un dialogo costruttivo può contribuire a smantellare stereotipi e pregiudizi, riducendo così il potenziale di conflitto. Non possiamo non osservare come vivono queste emozioni le nuove generazioni. La crisi economica, i cambiamenti climatici, la globalizzazione e l’indecisione politica contribuiscono a un senso diffuso di disillusione tra i giovani, che percepiscono il mondo come un luogo sempre più ostile e privo di certezze.
Il sociologo Émile Durkheim, nel suo studio sulla solidarietà sociale, ha spiegato come l’odio possa sorgere quando i legami di solidarietà all’interno di una società si indeboliscono. Le nuove generazioni, nate in un mondo globalizzato, si confrontano con la perdita di punti di riferimento stabili e l’ansia riguardo al futuro, fenomeni che generano sentimenti di alienazione e divisione. Il senso di minaccia, percepito da molti giovani nei confronti di altri gruppi (etnici, generazionali, culturali), alimenta un odio che si esprime spesso in forme di aggressività, di populismo, di nazionalismo o di radicalismo. La rabbia, un’altra emozione prevalente, si manifesta quando le nuove generazioni si sentono impotenti di fronte a un sistema che sembra non offrire loro opportunità o riconoscimento.
La paura, un altro potente motore nella società moderna, ha assunto una dimensione collettiva, amplificata dalla globalizzazione, dai cambiamenti climatici e dalle tensioni geopolitiche. Zygmunt Bauman, nella sua riflessione sulla “modernità liquida”, ha evidenziato come la paura sia diventata una componente fondamentale della vita quotidiana, derivante dai timori e dalla vulnerabilità in un mondo che cambia rapidamente. La paura delle nuove generazioni non è solo individuale, ma è anche collettiva. Essa si alimenta della percezione di minacce globali e mostra il suo volto in una costante apprensione per il futuro. Bauman sottolinea che la società contemporanea ha un forte bisogno di certezze, ma la paura nasce proprio dalla consapevolezza che queste certezze non esistono più. I preadolescenti e gli adolescenti crescono con un costante bombardamento di informazioni e vivono in un clima di paura che diventa sempre più difficile da gestire.
Le nuove generazioni, pur essendo testimoni di un mondo segnato da odio, rabbia e paura, non sono solo vittime di queste emozioni. Molti giovani si stanno organizzando per sfidare le strutture di potere che percepiscono come oppressive, cercando di costruire alternative sociali ed economiche. I movimenti giovanili, come quelli per il cambiamento climatico guidati da attivisti come Greta Thunberg, sono esempi di come la rabbia e la paura possano trasformarsi in azione sociale. Questi movimenti dimostrano che, sebbene le nuove generazioni siano segnate da un forte malessere, sono anche capaci di canalizzare queste emozioni in forme di resistenza e cambiamento. C’è un uomo che è un faro nel mondo e quest’uomo è Papa Francesco. Il Santo Padre ci ricorda, giorno dopo giorno, l’importanza dei valori più importanti e lo sta facendo anche attraverso il Giubileo il cui motto è “Pellegrini di Speranza”. Il mondo sembra aver smarrito la “bussola morale” e i sentimenti ed è chiamato a rinnovare il suo impegno per la giustizia, per la solidarietà, per l’altro. Fortunatamente, ci sono tanti ragazzi e tante ragazze che convertono l’odio, la rabbia e la paura in azioni positive, affrontando la realtà con nuove idee e nuovi propositi, e questo ci dà la forza di continuare a sperare.
Adulti e giovani possono affrontare odio, rabbia e paura non solo con l’introspezione e la consapevolezza, ma anche lavorando insieme per creare ambienti più empatici, rispettosi e pacifici. La chiave risiede nel promuovere il confronto, l’ascolto e l’educazione emotiva, così come nel cercare attivamente soluzioni costruttive alle difficoltà del mondo attuale.