Molti media hanno dedicato ampi spazi al “nuovo” potenziale virus. Nel farlo, però, hanno dimenticato di dire che, negli stessi paesi (e nel mondo), la malaria sta facendo strage di uomini, donne e bambini: solo nel 2023 i morti accertati sono stati quasi 600mila. Un numero in costante aumento per il quinto anno consecutivo. A confermare questa situazione preoccupante è il nuovo rapporto dell’Organizzazione Mondiale della Sanità OMS. Nel mondo, i casi rilevati hanno raggiunto cifre astronomiche: 263 milioni di persone infette, 11 milioni in più rispetto all’anno precedente.
La stragrande maggioranza dei casi di malaria (il 94%) si è verificata in Africa e, come per il nuovo virus, si è parlato di rischio concreto che la malaria possa essere esportata involontariamente in Italia e in Europa: all’inizio di dicembre, alcuni funzionari sanitari britannici hanno avvertito che si sta registrando un notevole aumento del numero di casi di malaria nei viaggiatori di ritorno nel Regno Unito. Nel 2023, nel Regno Unito, si sono verificati 2.106 casi di malaria “importata”, un aumento del 26% rispetto ai casi segnalati nel 2022.
Far fronte a questa epidemia è difficile, ma non impossibile. Da rilevare la carenza di fondi: il deficit di finanziamento annuale ammonterebbe a 4,3 miliardi di dollari. Secondo Tedros Adhanom Ghebreyesus, direttore generale dell’OMS, “nessuno dovrebbe morire di malaria; eppure la malattia continua a danneggiare in modo sproporzionato le persone che vivono nella regione africana, in particolare i bambini piccoli e le donne incinte”. Da tempo esistono misure per proteggere da questa malattia, quelle che Ghebreyesus ha definito “un pacchetto ampliato di strumenti salvavita”. Si va dai medicamenti ai vaccini all’utilizzo di zanzariere da letto trattate con insetticidi. Ma servirebbero maggiori investimenti e azioni specie nei paesi africani con i tassi più alti di diffusione. I programmi ufficiali dell’OMS prevedevano 8,3 miliardi di dollari, fondi indispensabili per combattere la malaria a livello globale. Quelli realmente disponibili sono circa la metà. Questo ha comportato “vuoti” nella fornitura di farmaci e strumenti come le zanzariere.
La conseguenza? Nell’Africa sub-sahariana, solo metà delle persone a rischio di contagio di malaria dorme protetta da zanzariere trattate con insetticidi. E solo il 45% delle donne incinte nella regione ha ricevuto le tre dosi raccomandate per la terapia preventiva. A questo sia aggiunge un altro problema, ormai atavico in molte parti del pianeta: nei paesi in cui si trova la malaria, si trovano circa 80 milioni di rifugiati o sfollati interni. Persone difficili da raggiungere per le terapie preventive o il trattamento in caso di infezione. Ma non basta. I cambiamenti climatici in atto, caratterizzati da eventi meteorologici estremi, spesso causano inondazioni che sono terreno fertile per la diffusione di zanzare (portatrici della malaria) e che rendono difficile l’assistenza sanitaria (si pensi, ad esempio, a quanto è avvenuto in Pakistan o il Madagascar non molto tempo fa). Nel rapporto dell’OMS non mancano aspetti positivi. In 17 paesi, l’utilizzo dei vaccini contro la malaria per i bambini piccoli, ha consentito di ridurre i tassi di mortalità del 13%. Purtroppo le buone notizie finiscono qui: i ricercatori hanno segnalato che si stanno diffondendo nuove “minacce biologiche” resistenti ai farmaci e agli insetticidi e le zanzare sono sempre più resistenti agli insetticidi usati.
Una situazione confermata anche da un altro rapporto, pubblicato dal Malaria Atlas Project e dal Boston Consulting Group: in Africa, tra il 2030 e il 2049, eventi meteorologici estremi come inondazioni e cicloni causeranno più di 550.000 morti in più per malaria. In Congo, dove è in corso una campagna di monitoraggio per identificare la “nuova” malattia misteriosa emersa recentemente, i test di laboratorio hanno prodotto risultati sorprendenti: dei campioni iniziali raccolti circa l’80% è risultato positivo alla malaria “anche se è possibile che più di una malattia stia contribuendo ai casi e ai decessi”, ha spiegato Tedros Adhanom Ghebreyesus. In ogni caso, “ulteriori campioni saranno raccolti e analizzati per determinare la causa o le cause esatte”. Resta da capire se della diffusione della nuova malattia o della malaria.
Se alcuni governi avessero deciso di destinare parte dei fondi utilizzati per finanziare guerre che non porteranno niente di buono per “combattere” la diffusione di questa epidemia, i morti di malaria non sarebbero stati più di quelli in tutte le guerre in atto.